Page 144 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            forse quasi all’improvviso,la penisola italiana si ritrovò Stato unitario. Indubbiamen-
            te molti erano i presupposti per cui il Regno delle Due Sicilie stava per soccombere,
            non fosse altro per la personalità, alquanto introversa e indecisa, di Francesco II di
            Borbone, che aveva comunque raccolto una non facile eredità di autoritarismo, anche
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            se spesso illuminato, dei suoi predecessori  : il vento dell’unità e il romantico concet-
            to risorgimentale della nazione sembravano non avere alcun ostacolo nel loro affer-
            marsi concretamente e questo avvenne anche nella grande isola di Sicilia e nell’Italia
            meridionale, dopo le rivolte scoppiate a Parma, a Modena, in Toscana e in Romagna.
               Nel regno delle Due Sicilie, l’isola aveva sempre tentato di opporsi alla centralità
            di Napoli e ai Borboni e quando Garibaldi arrivò e sbarcò a Marsala, trovò un terreno
            assai fertile per le sue gesta, ma è altresì vero che 1’isola si trova al centro del Mar
            Mediterraneo che da sempre è stato ed è un focus della politica internazionale, con le
            potenze europee costantemente interessate al suo equilibrio o al proprio predominio
            su di esso, peraltro anche ai nostri giorni  . Garibaldi sbarcò a Marsala (11 maggio
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            1860) e di lì proseguì via terra per “liberare” Palermo e si avviò in seguito verso lo
            Stretto, con la battaglia di Milazzo, per risalire la penisola e conquistare tutta 1’Italia
            meridionale. La popolazione si mise subito dalla parte dei garibaldini, ma forse nel
            resto d’Italia, nessuno allora aveva totalmente compreso il valore di quella vicenda,
            l’importanza che essa avrebbe avuto in tutta la storia del Regno: Garibaldi aveva avu-
            to un intuito eccezionale nel comprendere la situazione che era a lui favorevole e che
            doveva approfittarne dal punto di vista militare per ottenere un risultato politico, che
            raggiunse, nonostante critiche e ostilità di vario genere. Del resto la sua personalità
            e il suo modo di fare guerra e di condurre battaglie non potevano che garantirgli da
            una parte il riconoscimento del suo carisma e grandi lodi; dall’altra profonda ostilità,
            spesso dal mondo politico e da quello assai paludato diplomatico, perché era difficile
            farlo fermare, quando si riteneva fosse pragmaticamente opportuno. Interessante il
            suo proclama da Salemi, il successivo 14 maggio, quando dichiarò di assumere nel
            nome di Vittorio Emanuele II Re d’Italia la dittatura in Sicilia: ove la parola dittatura
            non ha assolutamente l’accezione contemporanea del termine, ma indica la volontà di





            9  V. tra gli altri, nella vasta letteratura sull’argomento, Harold Acton, Gli ultimi Borboni di
               Napoli (1825-1861), edizione Giunti, Firenze, 1997, alle pp. 444 e ss.; Giuseppe Campolie-
               ti, Re Franceschiello. L’ultimo sovrano delle Due Sicilie, Oscar Storia Mondadori, Milano,
               2005. Ancora interessante e suggestiva la coeva storia del Reame di napoli, di Pietro Colletta
               (1775-1831), per quando si riferisce al periodo napoleonico nell’Italia meridionale e alla Re-
               staurazione borbonica, appunto dopo il dominio francese.
            10  Cfr. Mariano Gabriele, cit., p. 163 e ss., con la ricca bibliografia al riguardo. Cfr. D. Mack
               Smith, cit.
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