Page 137 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale
Altri relatori lo hanno già valutato sul piano militare, ma a me interessa la perce-
zione umana del “soldato”, che, come già notato, si forma prevalentemente nel suo
periodo “fuori area”, come diremmo oggi con linguaggio professionale. E una vasta
esperienza in contesti diversi fornisce valore aggiunto e arricchisce la personalità. Da
questo punto di vista Garibaldi non fu secondo a nessuno.
Scriveva Francesco Saverio Grazioli negli anni Venti:...l’America [s’intende l’A-
merica del Sud] fu precisamente per lui ... la sua vera, unica e magnifica Scuola di
guerra ... aderente, come nessun’altra, al suo particolarissimo temperamento guer-
riero dalle linee semplici e diritte... pur nella più difforme e spesso rudimentale po-
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vertà di mezzi posti a sua disposizione .
Garibaldi partecipò a numerosi fatti d’arme: divenne famoso in quel settore geo-
grafico nel 1837, a trent’anni esatti, proprio come valente combattente, nella guerra
di corsa, ancora praticata, per difendere la Repubblica del Rio Grande do Sul, contro
l’Impero brasiliano, guerra che egli continuò anche sulla terraferma dal 1837 al 1842;
terminato questo primo “impegno”, passò al servizio di altra repubblica sudamerica-
na, l’Uruguay (Repubblica della Banda orientale), per sei anni, fino al 1848. Fronteg-
giò differenti situazioni di battaglia sia per terra sia per mare, non sempre vincendo,
ma sempre uscendone con onore: coraggio, determinatezza, decisioni rapide, intuito
guerriero, al di fuori di ogni schema accademico, perché egli aveva un temperamento
decisamente aggressivo, per la nota filosofia che è un vantaggio attaccare e non farsi
sorprendere sulla difensiva...
Come giustamente fa rilevare il Grazioli, si trattava di una guerra varia e origina-
le, una grossa guerriglia, dove si esaltavano le qualità personali dell’affascinante, in
tutti i sensi, “capo” che poteva disporre dei suoi uomini, senza seguire regole che non
fossero quelle dettate da lui stesso, per ottenere una vittoria del debole contro il forte,
in un conflitto per la libertà. Mi si perdoni l’ardito accostamento, ma leggendo le
Memorie autobiografiche del Garibaldi, mi vengono in mente le relazioni redatte da
un altro personaggio particolare che opera forse con simili caratteristiche, seppur in
tempi e in luoghi così lontani, non certamente omologabili... ma bisogna considerare
che 1’essere umano ha invece determinate caratteristiche che si ripropongono molto
spesso, indifferentemente da luoghi e tempi: mi riferisco ad Amedeo Guillet e il suo
gruppo bande a cavallo Amhara che operò nello Scacchiere Nord Africa Orientale
Italiana nel periodo 1940-1941 nella guerra italo inglese. Un genere di combattimen-
4 Le campagne d’America. 1836-1848, in il generale Giuseppe Garibaldi, a cura dell’Ufficio
Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, 2007, p. 7-52; il volume citato ha oppor-
tunamente ripubblicato una serie di studi redatti da studiosi militari negli anni Venti e Trenta,
ancora di indubbio interesse, anche per verificare come era vista 1’esperienza garibaldina
durante il fascismo.