Page 126 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            guarnigioni della Gendarmeria .
               Altri ancora seguirono il Conte luigi Pianciani, che in gioventù aveva fatto parte
            del Corpo della Finanza Pontificia, combattendo al suo fianco nella fazione di Tivoli.
            Alcuni, infine, pur rimanendo al proprio posto, offrirono un aiuto fraterno ai “colle-
            ghi Italiani” ed agli altri volontari Garibaldini. A tal riguardo il Barrili, nel ricordare
            la sua marcia verso il confine pontificio aggiunge:
               “E Carlo Corso era un posto di doganieri, come ci fu agevole di riconoscere,
            vedendone due che spiccavano assai bene con le loro attillate uniformi sull’azzurro
            bianchiccio del cielo (.) Quei bravi doganieri, indovinato di che si trattasse, ci fecero
            festa. Avevamo bisogno d’acqua, e ci diedero acqua; ci occorrevano due ore di ripo-
            so, e i nostri uomini poterono allogarsi in parte al coperto, in parte addossarsi alle
            mura dell’edifizio. II mio maggiore ebbe il letticciuolo del brigadiere, per schiacciar-
            vi un sonnellino: io mi buttai sopra un forziere di noce, dove quell’ottimo brigadiere
            teneva le sue carabattole (.) L’indomani - aggiunge il Barrili - ci avviammo subito,
            allegri come pasque, dopo aver salutati con larga effusione di cuore i nostri bravi
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            doganieri. Ricordo che il brigadiere ci augurò di raggiungere Roma in tre tappe”  .
               Del patriottismo dei militi della Truppa di Finanza Pontificia vi è anche traccia in
            alcuni reportage pubblicati da giornali dell’epoca, ma anche in atti d’archivio conser-
            vati presso il Museo Storico del Corpo. Riferendosi al moto insurrezionale scoppiato
            a Viterbo nel settembre ’67, il giornale “Il Diritto” evidenzia:
               “Il popolo insorto, aiutato dai Carabinieri e dai Finanzieri papalini che a lui
            si unirono, combatteva strenuamente contro le truppe del Governo. Le strade e le
            caserme erano diventate campo di battaglia. Prevalse anche in questo movimento la
            schiacciante forza numerica dei mercenari pontifici”.
               È probabile, inoltre, che molti finanzieri pontifici si unirono ai Garibaldini dopo
            che questi assaltarono le loro caserme, così come avvenne presso la Dogana ponti-
            ficia del Voltone, in cui il 29 ottobre 1867 le bande degli insorti di Farnese ed Ischia
            (nel viterbese), ottennero il disarmo dei militari, procedendo con loro verso Canino,
            ove si scontrarono con i pontifici.
               Riguardo, invece, agli atti d’archivio, un prezioso documento del Museo Storico
            conferma la compromissione di alcuni finanzieri romani sia alla spedizione Gari-
            baldina del ’67, sia ai cimenti degli anni precedenti, come la stessa “Spedizione dei
            Mille”. Si tratta dello “Stato nominativo dei disertori finanzieri con altre notizie rela-
            tive”, facente parte del fondo “Truppa di Finanza Pontificia”. Il documento annota,
            quindi, fra i disertori del ‘67 il finanziere Giuseppe De Leoni, allontanatosi il 20 otto-
            bre 1867 mentre era in forza alla Compagnia di Roma, ma soprattutto i nominativi di

            8  Bonetti, “Da Bagnara e Mentana. Storia dell’invasione garibaldina”, Lucca, 1889.
            9  A. G. Barrili, op. cit., pag. 155/157.
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