Page 125 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

            finanza. I due garibaldini restarono un istante perplessi, ma poi si lanciarono avanti:
            dovunque erano soldati pontifici che avevano anche due piccoli cannoni. Sulla gran
            loggia del piano erano gli antiboini con i loro ufficiali: essi salutarono i due valo-
            rosi; questi salirono subito e incominciarono da soli il disarmo dei pontifici, mentre
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            accorreva la massa dei garibaldini”  .
               Per molti dei finanzieri “disertori” (come furono definiti e denunciati i militi ed
            i soldati italiani che seguirono Garibaldi in quella sfortunata impresa), non è stato
            possibile saperne di più, così come non è stato possibile stilare un elenco dei caduti.
            L’amnistia, concessa dal Governo Nazionale, consentì a molti di loro di riprendere
            servizio nel Corpo, cavandosela così con una semplice sanzione disciplinare, la qua-
            le, invero, non fu nemmeno riportata sui fogli matricolari con l’indicazione dei reali
            motivi della diserzione. Le uniche guardie doganali sulle quali possiamo soffermarci
            sono essenzialmente due: i finanzieri Domenico Brusa e icilio Gironi, mentre per altri
            due, Paolo Cavilli e Atonio Durigo, conosciamo il solo particolare della loro morte,
            avvenuta in combattimento a Mentana il fatidico 3 novembre 1867.
               Nato a Vigevano il 28 febbraio 1848, il Brusa era entrato giovanissimo nelle Guar-
            die Doganali il 16 giugno 1865. Da poco tempo prestava servizio presso il Circolo
            di Genova, allorquando disertò per arruolarsi tra le fila Garibaldine. Inquadrato, in
            qualità di furiere, nella 1  Colonna del citato Colonnello Federico Salomone, il Brusa
                                  a
            prese parte al combattimento di Mentana, distinguendosi, oltre che nelle più delicate
            azioni di guerra, anche nella cura dei feriti. A lui si deve l’adattamento ad Ospedale
            di una chiesa locale e dei banchi dei fedeli in improvvisate barelle, così come testi-
            moniò il celebre patriota e medico Agostino Bertani, che in quel contesto dirigeva il
            Servizio Sanitario.
               Il finanziere Brusa fu solennemente encomiato da Garibaldi, prima di cadere nelle
            mani dei papalini. Dopo la liberazione fece ritorno a Genova, riprendendo così servi-
            zio nel Corpo d’appartenenza. Nelle Fiamme Gialle, il Brusa percorse una luminosa
            carriera che lo portò al massimo grado della gerarchia di allora: quello di Colonnello.


            3. Il contributo dei finanzieri romani
               L’esempio dei doganieri italiani fu seguito dai finanzieri dello Stato Pontificio, i
            quali da Viterbo, Frosinone, Ceprano e da altre località dell’agro romano, disertarono
            dai rispettivi reparti, per accorrere in sostegno ai Comitati Rivoluzionari di Roma
            e delle altre città del Lazio. Fra queste anche le città di Orte e Monterotondo, ove i
            militi di Finanza, solidarizzando con i Garibaldini, facilitarono il disarmo delle locali





            7  L’articolo fu riportato dalla rivista “Il Finanziere” nel numero del 21 luglio 1912.
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