Page 121 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale
I finanzieri nell’impresa garibaldina del 1867
nell’Agro Romano
tenente Gerardo severino
1. Premessa.
l primo incontro che Garibaldi ebbe con i finanzieri risale alla prima giovinezza
del futuro condottiero, allorquando, da abile marinaio, veleggiava in cabotaggio
Ilungo le coste del Regno di Sardegna, allora presidiate dai Regi Preposti doga-
nali. Ma fu soltanto a Roma, nella primavera-estate del 1849, che Garibaldi ebbe
modo di apprezzare i finanzieri come soldati. In quel contesto storico, infatti, tra i
a
reparti della 1 Brigata comandata dall’Eroe dei Due Mondi militò i1 Battaglione
“Bersaglieri del Tebro”, composto da 400 militi della Truppa di Finanza Pontificia,
ma soprattutto 450 Guardie di Finanza del Lombardo Veneto, che si erano arruolale
volontarie tra i “Bersaglieri Lombardi” di Luciano Manara.
Dieci anni dopo, Garibaldi annovera tra le sue fila altri finanzieri. Centinaia di
guardie doganali e militi di Finanza, provenienti da varie regioni italiane, accorsero
al Nord per arruolarsi nei Cacciatori delle Alpi, il reparto d’élite che si distinse con
onore durante la Seconda guerra d’indipendenza.
Fu, quindi, la volta della “Spedizione dei Mille”, nel maggio 1860. Anche in tale
circostanza, fra i volontari imbarcati a Genova e a Porto Santo Stefano non mancaro-
no i finanzieri sardi, mentre altri ancora raggiunsero Garibaldi direttamente in Sicilia
e in Calabria nei giorni e nelle settimane successive. Con lo scoppio della Terza guer-
ra d’indipendenza, nel 1866, i finanzieri combattono come “truppe regolari”, anche
se con un modesto contingente di 300 uomini. Altri finanzieri desiderosi di combat-
tere con Garibaldi non esitarono ad abbandonare i propri reparti, arruolandosi fra i
volontari. L’ultimo cimento di guerra che vide i finanzieri lottare a fianco del loro
amato Generale si verificò l’anno seguente, in occasione dell’ennesimo e sfortunato
tentativo di riunire Roma al resto d’Italia. Mi riferisco alla cosiddetta “Campagna
dell’Agro Romano”, tema di questo intervento.
Con la fine della Terza guerra d’indipendenza, mediante la quale il Regno d’Ita-
lia s’era annesso il solo Veneto, rimase irrisolta la questione romana. Nel luglio del
1867, a circa sette mesi dalla partenza delle ultime truppe francesi dalla “Città eter-
na”, una giunta nazionale, spalleggiata dal Partito d’Azione, si costituì clandestina-
mente a Roma, ponendo le basi per una insurrezione generale nello Stato Pontificio.
La Giunta patriottica operò su due fronti: l’innesco di una rivolta all’interno della
stessa città; il concentramento di migliaia di volontari lungo i confini pontifici. Quasi