Page 117 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale
timore essere mantenuti in arresto […] due disertori esercito al momento scio-
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glimento banda si suicidarono .”
Disarmare le camicie rosse e vegliare sulla restaurazione del regime pontificio,
respingendo i plebisciti, non era certo quanto di più lusingante si potesse immagina-
re per l’Esercito del giovane Regno, il cui prestigio era da poco uscito molto ferito
della terza guerra d’indipendenza. Un ruolo del genere era molto lontano da quanto
la stampa di diverso orientamento aveva auspicato in quelle settimane, quando anche
i giornali moderati avevano caldeggiato l’intervento esclusivo delle truppe italiane
non solo per riportare l’ordine, ma soprattutto per esprimere il protagonismo delle
istituzioni nella gestione della crisi. Gli organi della Sinistra costituzionale più o
meno accesa promuovevano ovviamente la prospettiva dell’occupazione di Roma,
con un’azione combinata di forze regolari e volontarie, intravedendo in una funzio-
ne attiva dell’Esercito il simbolo e la garanzia di una piena sovranità nazionale. Su
questi aspetti insisteva in particolare «La Riforma», il nuovo quotidiano nato con un
programma politico molto avanzato sottoscritto da Crispi, Bertani e Benedetto Cai-
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roli : nell’ottica del giornale l’intervento armato avrebbe rappresentato il recupero
da parte dello Stato della sua libertà d’azione e l’esercizio di un diritto legittimo. Se
i moderati dimostravano di preferire il potere temporale del papa alla liberazione
di Roma da parte dei garibaldini, la parte politica di cui si faceva portavoce «La
Riforma» assicurava invece che avrebbe applaudito alla camicie rosse così come ai
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bersaglieri : l’importante era affrontare la sfida di una guerra, necessaria tanto più
dopo le prove del ’66, poiché «le nazioni non sorgono grandi e potenti che dai cam-
pi di battaglia» . Ovviamente la chiave di volta nell’atteggiamento del giornale fu
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rappresentata dal proclama reale del 27 ottobre con il quale Vittorio Emanuele e il
governo delegittimavano completamente l’iniziativa garibaldina: dal quel momento
l’attacco ai vertici politici e militari non aveva più freni, negando innanzitutto agli
uomini di Lissa e Custoza il diritto di chiedere . Le direttive a cui era stato sottoposto
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l’Esercito costituivano poi un grave vulnus per la dignità delle istituzioni e del Paese,
e avevano un profondo significato politico che trascendeva la contingenza specifica.
“A Custoza l’esercito nostro subì l’onta d’un disastro per opera de’ suoi
capi supremi; poi, come questo non bastasse, lo insultarono. Riversarono sui
64 Ibid.
65 Cfr. Programma del giornale La Riforma. Firenze, 4 Giugno 1867, Tipogr. della Riforma-G.
Polizzi e C., [Firenze 1867].
66 Firenze, 9 ottobre, «La Riforma», 10 ottobre 1867.
67 Firenze, 16 ottobre, «La Riforma», 17 ottobre 1867
68 Cfr. Il nuovo Ministero, «La Riforma», 29 ottobre 1867.