Page 114 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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               principale – scriveva Nicola Fabrizi nella sua relazione – […] avevano reso
               necessario un ordinamento istantaneo che impedisse l’ingombro della città e
               dei luoghi più soggetti a sorveglianza, e dirigesse la marcia dei volontarii al
               campo.
                  Perciò profittando subito degli ufficiali che si presentavano giornalmente,
               si riunivano i nuovi venuti in formazione di battaglioni, e si accantonavano in
               località vicine alla linea di direzione, per incamminarli via via che si avevano
               le armi.
                  […] Le vie a percorrere erano lunghe e laboriose, dovendosi evitare di toc-
               care la frontiera pontificia, e i luoghi di residenza delle autorità politiche del
               regno, non che incontrare le truppe regolari italiane; e lento riusciva il movi-
               mento anco per la sproporzione fra il numero dei volontari, e la quantità della
               armi mano mano disponibili.
                  […] Il movimento complessivo dei volontari delle provincie può calcolarsi
               di 30 mila, compresi quelli che furono impediti e respinti. Quattordicimila
               circa toccarono il deposito di Terni diretti al corpo d’operazione del centro,
               comandato dal colonnello Menotti.
                  Ma nel mentre che la marcia dei volontari al campo per le cause accennate
               succedeva lenta, ed anco più lenti andavano i soccorsi, cominciò col prolun-
               garsi delle privazioni a nascere lo sconforto di poterle ormai vedere pronta-
               mente riparate.
                  […] Così fu che durante gli ultimi tempi della campagna i due movimenti,
               uno dei volontari che marciavano al campo nei battaglioni improvvisati, ani-
               mati dal migliore spirito, […] l’altro dei reduci licenziatisi dal campo, porta-
               tori di notizie di disagi e di privazioni, e taluni pure rappresentando realmente
               in se stessi i sofferti patimenti sendo scalzi, laceri e affranti, s’incontravano; e
               necessariamente gli ultimi scuotevano la fermezza dei nuovi marcianti prima
               che fossero sul terreno d’azione.
                  In questo lavoro di Penelope, in questa vicenda d’invio e di ritorno di vo-
               lontari, la forza maggiore presente al campo nel corpo d’operazione del cen-
               tro fu quella raggiunta dopo l’arrivo del generale Garibaldi dalla vittoria di
               Monterotondo in poi, cioè di ottomila uomini, forza che riprese ben tosto de-
               crescenza nonostante il ricambio con nuovi arrivati. Infatti battaglioni sulla
               linea di marcia si trovavano ancora all’ultimo momento, mentre a Mentana il
               corpo combattente di poco oltrepassava i 4000 uomini.
                  In mezzo a tanta fluttuazione vi fu un nucleo abbastanza numeroso, assolu-
               tamente incrollabile d’animo, di propositi e di forza, il quale al senso dell’espe-


            55   A Terni.
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