Page 115 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

               rienza fe’ intendere come su tal base sarebbesi potuto assicurare solidamente
               il tutto, se la mancanza di tempo alle bisogna dell’ordinamento, e se tante altre
               contrarietà maggiori […] non si fossero associate […].
                  E qui mi sia lecito un riflesso sulla natura di quelle agglomerazioni im-
               provvisate di armati, distribuite in ordinamento militare, e combattenti imme-
               diatamente che potrebbersi dire uniche all’Italia, e che pure trasmisero, e oggi
               stesso trasmettono tradizioni gloriose alla storia del risorgimento nazionale.
               […] somma è la difficoltà di mantenere la fiducia negli animi del maggior nu-
               mero, qualunque sia l’attitudine passiva indicante temporeggiamento a cui sia
               forza talvolta adagiarsi, e qualunque sia la natura dei movimenti diversivi o di
               contromarcia che sia d’uopo effettuare, ogni qualvolta insomma non si tratti di
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               andare direttamente al nemico .”
               L’impresa garibaldina del ’67 corrispose almeno in parte, nei territori pontifici,
            ad una sospensione della normalità e della legalità, cui pose fine anche la comparsa
            delle truppe italiane, simbolo al contempo di ordine ristabilito e di trasgressione.
            L’intervento italiano fu deciso il 31 ottobre, dopo l’entrata dei francesi – che già
            avevano rinfoltito in precedenza le fila dell’Esercito del papa – a Civitavecchia. Le
            istruzioni diffuse dal Ministero il 29 ottobre nella sempre più imminente eventualità
            di un’azione «diplomatico militare» – come la si definiva – erano molto precise: si
            sarebbero occupate le zone di Acquapendente, Civita Castellana e Frosinone, inter-
            pretando tale atto come occupazione «in paese amico» ed evitando di assestarsi su
            posizioni già fatte proprie da francesi e pontifici, rispetto a cui andava evitato ogni
            segnale di ostilità.


                  “Si dovrà lasciare piena libertà alle Autorità Pontificie, né si dovrà com-
               mettere, né tollerare che si commetta atto alcuno contro la Sovranità del nostro
               Re.
                  Nell’eventualità che nelle località da occupare si fossero costituiti governi,
               o giunte provvisorie per assenza delle Autorità Pontificie, si rispetti il fatto
               compiuto, ma senza che per parte delle nostre truppe si faccia alcun atto di
               riconoscimento limitandosi a mantener l’ordine.
                  I volontari e gli insorti saranno invitati di cessare dai loro movimenti, non
               si lascerà loro prendere alcuna posizione, e nel caso persistessero saranno di-
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               sarmati e rimandati sotto scorta alle case loro .”

            56   [Nicola Fabrizi], Mentana, pp. 10-16, relazione a stampa conservata in MCRR, b. 660, fasc.
               3, n. 20.
            57   AUSSME, G-5/9.
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