Page 119 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

            ricordare che nonostante questi ripetuti episodi di conflitto e di incomprensione molti
            ex garibaldini non videro di fatto in una più o meno lunga carriera in divisa una limi-
            tazione inaccettabile della propria libertà né un tradimento delle convinzioni che li
            animavano. Diversi elementi potevano contribuire a rendere gratificante un percorso
            del genere: non solo la prospettiva di una collocazione professionale di prestigio, ma
            anche una profonda fiducia nel ruolo dell’Esercito nel consolidamento degli obiettivi
            politici unitari e liberali, senza dover per forza leggere un ripiegamento conservatore
            dietro ogni curriculum vitae di questo genere. Lo spartiacque del 1861 poteva essere
            interpretato come la chiusura di una fase, che imponeva e giustificava l’abbandono di
            modelli volontaristici e di meccanismi di autolegittimazione dell’agire; lo si poteva
            anche vivere, però, con la fiducia e la pretesa che esso rappresentasse il punto d’e-
            sordio di un rinnovamento dei paradigmi e delle strutture istituzionali ereditate dal
            passato, prima fra tutte quella militare. Parabole esistenziali, politiche e professio-
            nali come quelle di Giuseppe Sirtori, di Enrico Cosenz, di Giacinto Carini o del già
            citato Giuseppe Dezza – per ricordare solo alcuni dei più celebri garibaldini entrati
            stabilmente nelle forze armate fino ai massimi livelli – stanno a dimostrare quale
            contributo fossero potenzialmente in grado di dare le tradizioni rivoluzionarie dei
            lunghi decenni del Risorgimento alla nascita e al consolidamento dell’Esercito del
            Regno d’Italia.
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