Page 122 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            contemporaneamente, altri patrioti furono attratti alla nobile causa di “Roma Capita-
            le” dallo stesso Garibaldi, al quale, invero, stava molto a cuore anche la condizione
            morale e materiale dei fratelli patrioti romani.
               Il Governo italiano, intimorito dall’atteggiamento spavaldo dei francesi, i quali,
            già da mesi minacciavano un intervento militare a difesa del Soglio Pontificio, cercò
            di correre ai ripari, facendo arrestare e tradurre a Caprera Garibaldi: siamo al 23 di
            settembre. Ma la misura di polizia non bastò. I volontari non si scoraggiarono affatto
            per 1’arresto del loro capo, anzi accorsero ancora più numerosi lungo i confini papa-
            lini, pronti a varcarli appena ricevuto l’ordine da parte del comitato rivoluzionario
            romano.
               L’ammassamento, lungo i confini pontifici, di un così elevato contingente di ar-
            mati non poteva essere evitato con semplici divieti e sanzioni in materia di Pubblica
            Sicurezza. La situazione venutasi così a determinare colse letteralmente impreparato
            i1 Dicastero dell’Interno, il quale, a quel punto, fu costretto a richiedere l’intervento
            delle truppe Regie. A peggiorare ulteriormente la situazione, intervenne, verso la fine
            di ottobre, la fuga di Garibaldi da Caprera. Il Generale, eludendo la sorveglianza delle
            navi da guerra, riuscì con una piccola barca a raggiungere La Maddalena e, in segui-
            to, la Toscana. Con l’arrivo del Generale in “zona d’operazioni”, ebbe così inizio
            la “Campagna dell’Agro Romano”: un’impresa alla quale i finanzieri non potevano
            certo mancare.




            2. Le guardie doganali varcano la frontiera pontificia.
               Tralasciando l’analisi, o meglio, l’approfondimento, degli aspetti storico-politici
            legati all’impresa militare, peraltro egregiamente declamati dagli insigni relatori che
            mi hanno preceduto, cercherò, in questa sede, di ricostruire le vicende di quei finan-
            zieri italiani e pontifici - diverse centinaia – come ricorda lo storico del Corpo, Gene-
            rale Sante Laria, i quali: “...non esitarono ad abbandonare il loro posto”, per seguire
                                                   1
            Giuseppe Garibaldi nel suo arduo tentativo” .
               Dalla frontiera italiana, ove erano disseminate non poche Brigate del Corpo Do-
            ganale, i finanzieri di guardia abbandonarono i propri posti per arruolarsi nelle forma-
            zioni di volontari provenienti dalle varie regioni del Centro Nord Italia (le note bande
            dell’Acerbi, del Nicotera, del Pianciani, del Salomone ed altre ancora), le quali entra-
            rono in territorio pontificio senza indugio, favorite spesso dalle popolazioni locali.
               Altri ancora raggiunsero, invece, la frontiera papalina, arruolandosi direttamente
            al Nord. A tal riguardo, Anton Giulio Barrili, autore del celebre libro “Con Garibaldi



            1  Gen. Sante Laria, “Le Fiamme Gialle d’Italia”, Alfieri Editore, 1930.
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