Page 109 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

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            volontari – abbandonate. Del resto quest’epilogo da «rivoluzionario disciplinato»
            era già implicito nella scelta originaria di combattere alle dipendenze del governo,
            poiché le basi formali dell’ingaggio dei garibaldini e del loro leader implicavano l’i-
            nestricabile connessione tra la loro azione e le loro sorti e quelle dell’Esercito regio.
               Nelle settimane tra la fine dei combattimenti e la presa di possesso del Veneto, le
            corrispondenze indirizzate al Ministero dell’Interno e a quelli della Guerra e degli
            Esteri tradivano spesso una certa inquietudine. Il mese di agosto fu ovviamente una
            delle fasi più tese, con la sospensione delle ostilità con l’Austria e le lunghe settima-
            ne di inattività dei volontari, insofferenti alle manovre e ad una permanenza in armi
            considerata grottesca e fittizia. Erano anche i momenti dei fantasmi rivoluzionari,
            quando ai Ministeri giungevano notizie allarmanti: del resto non solo la conclusione
            di una pace non gradita ai garibaldini era ritenuta fattore sufficiente per suscitare
            in alcuni di essi tentazioni sovversive, ma le prove imbarazzanti fornite dai vertici
            dell’Esercito venivano considerate argomenti utilizzabili dal Partito d’azione per in-
            durre all’insubordinazione le truppe regolari demoralizzate. Da Milano si telegrafava
            l’11 agosto al Ministero degli Interni, riferendo – da fonte ritenuta attendibile – che,
            all’annuncio dell’armistizio Garibaldi intendeva


                  “occupare Brescia co’ suoi Volontarj, istituirvi specie Governo Nazionale
               del quale sarà capo Pianciani, volgere manifesto Nazione, Esercito, flotta, invi-
               tarli sbarazzarsi loro Capi inetti, ed affidarsi soltanto a quelli che dichiareranno
               di accettare movimento rivoluzionario per compiere programma Nazionale, un
               fac simile di quello che stabiliva del 60 in Sicilia e Napoli, a nome di Vittorio
               Emanuele, per ora.
                  Brescia è sguernita di truppa, Garibaldi conta radunare intorno a se [sic] un
               venti mila Volontarj .”
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               Erano alla fin fine degli spettri, ma effettivamente – pur trattandosi di percorsi che
            la storia del garibaldinismo non ha mai imboccato – umori inquieti serpeggiarono a
            vari livelli nell’Esercito volontario e da più parti – tra i democratici in contatto con
                                                                              48
            Garibaldi – si valutò almeno la possibilità di prendere in mano la situazione .
               Il quadro però si faceva più complicato quando la frustrazione prorompeva in astio
            verso gli stessi comandanti in camicia rossa, chiamati a mediare e a mantenere una



            46  Sui complessi rapporti tra Garibaldi e le istituzioni si veda Mario Isnenghi, Garibaldi fu ferito.
               Storia e mito di un rivoluzionario disciplinato, Donzelli, Roma 2007.
            47  AUSSME, G-13/6, fasc. 201, dispaccio telegrafico da Milano, 11 agosto 1866.
            48  Si veda per esempio Giorgio Asproni, Diario politico 1855-1876, IV, 1864-1867, Giuffrè Edi-
               tore, Milano 1980.
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