Page 107 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

            3. Il 1866. La guerra delle battaglie perdute
               Anche sulla scia di queste vicende individuali e collettive, all’interno della Si-
            nistra postrisorgimentale gli anni tra Aspromonte e la terza guerra d’indipendenza
            furono caratterizzati da un lato dal consolidamento di una polemica culturale, sociale,
            politica ed economica contro l’esercito di caserma contrapposto alla prospettiva della
            nazione armata, dall’altro dall’attesa di un’occasione che propiziasse finalmente la
            piena valorizzazione dell’elemento volontario da parte delle istituzioni. In quest’otti-
            ca il soldato ideale non doveva essere inteso come «l’uomo vestito da una uniforme
            e fornito da un’arma di precisione», ma come «il pensiero armato, […] il sentimento
            della nazionalità ridesto ed innalzato all’ultima potenza», in virtù del quale «L’italia-
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            no combatte non per, ma con un re cittadino» .
               Il 6 maggio 1866, in prospettiva della guerra contro l’Austria, veniva firmato il
            decreto che sanciva la nascita del Corpo Volontari Italiani, guidato da Giuseppe Gari-
            baldi e alle dipendenze del Ministero della Guerra. A fine mese, inoltre, il re autoriz-
                                                                      42
            zava che gli originari 20 battaglioni di volontari ascendessero a 40 .
               Il 1866, dunque, come quadratura del cerchio, come risanamento e risarcimento
            di contraddizioni e frustrazioni precedenti: questa l’ottica che esprimeva la Sinistra
            non intransigente, la posizione sulla quale essa si assestava all’inizio della guerra, pur
            accusando il governo di adoperarsi per «versare manate di ghiaccio in tanto ardore
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            bellicoso» : in effetti, approntata un’organizzazione sufficiente per non più di 14.000
            volontari – come aveva dichiarato lo stesso generale di Pettinengo – il Ministero della
            guerra si era trovato a gestirne quasi 40.000, vedendosi persino costretto, a fine mag-
            gio, a ordinare la sospensione degli arruolamenti: queste le premesse dell’impiego
            operativo delle camicie rosse, spia allo stesso tempo di difficoltà materiali, scarsa
            lungimiranza e pregiudiziali politiche.
               Le contraddizioni e i limiti dell’immissione in una guerra «regolare» di volontari
            con una forte identità politica emersero in tutta la loro evidenza durante la guerra, an-
            che per le pesanti insufficienze logistiche e organizzative di cui le istituzioni si resero
            colpevoli nei confronti del garibaldini, per esempio collocandone paradossalmente
            alcuni centri di raccolta in Puglia, ben lontano dal teatro delle operazioni e dalle zone
            d’Italia che avrebbero potuto offrire più ricchi contingenti di uomini. Le vicende di
            un conflitto che il governo italiano fu presto indotto a considerare concluso ridussero
            ad uno spazio temporale ben limitato la fase del protagonismo operativo dei volontari
            e ne ampliarono – in proporzione – le parentesi frustranti dell’inattività in armi prima


            41   Legione di S. Marco, «Il Precursore», 7 maggio 1866.
            42   Sull’intera normativa si può vedere raccolta in ordine cronologico delle varie disposizioni
               che si riferiscono ai Corpi di Volontari, C. Cassone e Comp. Tipografi di S. M., Firenze 1866.
            43   Palermo, 9 maggio, «Il Precursore», 10 maggio 1866.
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