Page 102 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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               Le suscettibilità e gli orgogli maggiormente feriti da questo stato di cose sembra-
            vano comunque essere quelli delle istituzioni militari, la cui immagine era indiretta-
            mente messa in discussione dalla debolezza del governo e dagli atteggiamenti degli
            stessi apparati periferici. Aspetti che emergono chiaramente in questa lettera, inviata
            il 20 agosto da Bottero, direttore e proprietario della «Gazzetta del Popolo», al segre-
            tario generale del Ministero dell’Interno Vincenzo Capriolo.

                  “L’indignazione a Torino è al colmo. La lettera da Caltanissetta stampata
               nel Diritto, e che rivela l’incredibile e inqualificabile politica di chi governa
               in Sicilia ha aggiunto esca al fuoco suscitato dalla notizia dell’entrata di Gari-
               baldi a Catania.
                  Date un esempio: destituite generali ed altri (dico: destituite); altrimenti
               la posizione è perduta anche nelle antiche province; il proclama del Re, colla
               politica usata in Sicilia, è caduto nel fango.
                  I militari sono indignati delle figura che s’è fatta fare all’esercito. Insomma,
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               non ho mai veduto un tale fermento dopo il ’49 .”
               I fatti di Caltanissetta, dove alle acclamazioni della popolazione verso Garibaldi e
            i garibaldini aveva assistito la guardia nazionale in armi, erano diventati il paradigma
            negativo e lo stesso ministro della Guerra aveva scritto a Cugia per metterlo in guardia
            dal ripetersi di simili manifestazioni, poiché i «militari non devono presenziare tanto
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            scandalo. Se non sono in forze per opporsi devono ritirarsi» . A riprova di quanto fos-
            se fragile la fiducia dei vertici nella fedeltà delle truppe, qualche ora prima lo stesso
            Petitti aveva già telegrafato al prefetto di Palermo, per verificare che avesse dato


                  “istruzioni nella previsione che alcune truppe si trovino a fronte od in pros-
               simità di Garibaldi, onde evitare che quegli possa arringarle e col suo ascen-
               dente farle mancare al loro dovere.
                  Nessuno dei militari deve trovarsi in contatto con Garibaldi, salvoché i capi
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               sicuri .

               Il disappunto cresceva e qualche giorno dopo il ministro concludeva che qua-
            lunque sviluppo sarebbe stato preferibile allo «stato attuale in cui tutti si assuefano


            25   Ivi, p. 234.
            26  Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (d’ora in poi AUSSME),
               G-13/26, fasc. 9, telegramma di Agostino Petitti a Cugia, Torino, 10 agosto 1862, h. 3 pome-
               ridiane.
            27  Ivi, telegramma di Petitti a Cugia, Torino, 10 agosto 1862, h. 8.15 antimeridiane.
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