Page 99 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

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               Perdonate questa mia lettera sconnessa la mia povera testa non mi regge .”

               La lettera era l’espressione di uno stato individuale, ma può avere un valore em-
            blematico più vasto e ci aiuta comunque a ricordare che il mondo militare fu uno dei
            settori maggiormente coinvolti, a vario titolo, nei sommovimenti indotti dal tentativo
            di Aspromonte, uno dei termometri con i quali misurare la tenuta delle istituzioni del
            Regno e le contraddizioni interne del nuovo Stato.
               In Sicilia, del resto, il quadro era particolarmente confuso. Giacinto Bruzzesi, che
            in giugno era partito da Caprera con Garibaldi senza ben sapere quale sarebbe stata
            la sua destinazione, il 18 luglio indirizzava da Trapani all’amico Guastalla questa
            lettera:


                  “Partiti da Palermo il 16 […] siamo giunti al Pioppo sul fare del giorno,
               sortendo dal qual piccolo villaggio principia la salita che finisce al piano di
               Renna. Il Generale fece quel tratto di strada a piedi: giunto al piano si fermò a
               ricordare quei giorni che vi passammo nel Maggio del 1860. Quante rimem-
               branze stanno in quel luogo!...[…] Alle 6 circa traversavamo il Borghetto: – sei
               gendarmi in gran tenuta, erano già ad attendere il Generale: ci furono mandati
               dal sindaco di Partinico: l’accoglienza in questo piccolo paese fu sensibilissi-
               ma. […] il convoglio che si formò al Borghetto era così composto. In testa i
               militi a cavallo col comandante: un picchetto di soldati in linea avanti i cavalli
               […]: ai lati della vettura i sei gendarmi, il popolo in massa da per tutto: – così
               fino a due miglia da Partinico ove si aggiunse la guardia nazionale con la banda
               che vestiva la stessa camicia rossa di Palermo, allorché faceva sentire, ai bom-
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               bardatori del borbone [sic], il nostro disprezzo .”
               Anche Giuseppe Civinini, sceso in Sicilia con molte riserve verso l’impresa, ben
            presto si faceva vincere dalla suggestione dei luoghi – gli stessi dei trionfi del ’60 – e
            dall’entusiasmo che vi si respirava . Il 4 agosto scriveva ad Angelo Bargoni:

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                  “Se però Cugia  si mettesse in capo di assalirci, noi siamo abbastanza forti
               da poter già resistere; poi la maggior parte dei soldati italiani correrebbero sot-


            13  ACS, Carte Crispi, Deputazione di Storia Patria di Palermo, b. 161, fasc. 2075, lettera di
               Francesco Sprovieri a Crispi, Parma, 7 agosto 1862.
            14  Dal Volturno ad Aspromonte. Memorie del colonnello Giacinto Bruzzesi, Arnaldo De Mohr e
               C., Milano 1907, pp. 243-44.
            15  Generale Efisio Cugia, prefetto di Palermo dal 2 agosto 1862, poi commissario straordinario
               per la Sicilia nella prima fase dello stato d’assedio.
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