Page 57 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale
inviate dal Camosso al suo colonnello a Firenze.
Fin dai giorni successivi alla detenzione del Generale al Varignano, venne affidato
al ten. colonnello Camosso l’incarico di compiere approcci con Garibaldi e con le
persone che lo attorniavano per cercare di indurlo ad accettare l’offerta della libe-
razione, dietro impegno da parte sua di lasciare l’Italia e di compiere un viaggio in
America di durata non inferiore ai quattro mesi.
Ogni iniziativa in tal senso fallì, con grave preoccupazione del Governo, per il
quale diveniva di giorno in giorno più urgente definire la posizione del prigioniero.
La stampa elevava ormai le più fiere proteste per quella detenzione, dichiarata
nociva alla salute del Generale, e denunciava all’opinione pubblica che così regolan-
dosi il Governo voleva costringere Garibaldi a prendere una decisione contraria alla
sua volontà.
Per l’opera conciliante svolta dal ten. colonnello Camosso il Generale aveva fi-
nito per chiedere, come atto di sua spontanea volontà, di essere visitato da medici di
sua fiducia. Ciò permetteva al governo di muovere incontro ai desideri di Garibaldi
senza deflettere, almeno apparentemente, dalla posizione assunta nei suoi riguardi.
Pertanto non appena i professori Zanetti e Ghinozzi, visitato il Generale al Varignano,
ebbero a dichiarare necessario il suo trasferimento a Caprera, il ministro Gualterio
fu sollecito ad aderire e solo volle che il Camosso richiedesse a Garibaldi la formale
promessa, che giunto nell’isola non avrebbe tentato di allontanarsi. Il Generale era
riluttante a promettere, ma l’ufficiale molto deve aver saputo dire e fare, se alla fine
riuscì nel suo intento.
Con la liberazione del Generale il compito del Camosso sarebbe finito. Scortato
dai Carabinieri il generale Garibaldi viene trasferito a Caprera a bordo del piroscafo
“L’esploratore”. Nel salutare i carabinieri rimasti sulla banchina, Garibaldi rivolse
loro “parole improntate a sentimenti di conciliazione e di incoraggiamento a sempre
bene e fedelmente servire”.
Il 26 novembre 1867 il ten.col. Camosso scrive che “egli salutò molto commosso,
io l’accompagnai a bordo del piroscafo. Egli mi diresse le più lusinghiere espressioni
e quindi in presenza di tutti gli ufficiali e della gente di bordo mi abbracciò e baciò
ripetutamente. I suoi occhi erano bagnati di lacrime.
PS: in questo momento ricevo ordine di partire io pure per Caprera e parto”.
Accompagnato a Caprera il suo illustre prigioniero, egli faceva ritorno a Firenze
e quivi alcuni giorni dopo, mentre da parte del Crispi si stava sporgendo denunzia
contro di lui per l’asserito arresto arbitrario di Garibaldi, gli perveniva dal Presidente
del Consiglio lusinghiera conferma del riconoscimento governativo per l’incarico
nobilmente assolto.
“Il Ministro dell’Interno - si legge nel messaggio inviatogli in data 2 dicembre