Page 54 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            ordinai al m.llo d’all. Gilardoni Pietro, che con due carabinieri s’accostasse al Gene-
            rale, e lo invitasse in nome del governo del Re a seguitarlo, e che qualora si rifiutasse
            il trasportassero; ciò che si dovette addivenire per restituirlo al vagone.
               Bisogna convenire che il Generale vi si prestò con tutta buona grazia e che si
            lasciò con calma trasportare. Il sig. deputato Crispi, dopo aver in quello stesso mo-
            mento pronunciato parole le più condannabili contro il Governo del Re, che chiamò
            arbitrario, commettitore d’illegalità, ecc., uscì dalla sala e disse: “prevengo il sig.
            colonnello Camosso, che protestiamo altamente contro questa violenza detestabile,
            che ricorreremo ai Tribunali contro i signori ministri querelandosi contr’essi e contro
            di lei”.
               I volontari urlavano, piangevano, da veri ossessi; furono fatti sgombrare dai va-
            goni essendo tutta la truppa, i carabinieri disposti per mantenere forza al Governo ed
            all’autorità.
               Finalmente alle ore 6.45 si poteva sentire il fischio della macchina che segnava la
            partenza.
               Nel vagone del Generale prendevano posto i sigg. Canzio, Basso ed io.
               A Firenze, ove giungemmo verso le 7.40, il Generale, sempre tormentato da do-
            glie alla vescica, mi domandò di discendere, ed avendomi promesso di risalire subito
            glielo accordai; infatti senza indugi ritornò al vagone, che era stato mutato, e si pro-
            seguì la via per Spezia ove si giunse all’ora mattutina.
               Là giunto aprii il piego chiuso consegnatomi alla presenza di Lei da S. E. il Mi-
            nistro dei lavori pubblici sig. conte Cantelli e mi presentai al sig. comandante la
            marina cav. di Montezemolo, il quale mi disse che il sig. Corvetto, maggiore dello
            Stato Maggiore dell’Armata, aveva per autorizzazione fattagli superioramente scelto
            il Lazzaretto del Varignano per luogo di detenzione del signor Generale. Presi tutte le
            disposizioni per eseguire regolarmente le volontà del Governo. Feci sgombrare la sta-
            zione e le sue adiacenze, collocai i bersaglieri in tutte le direzioni, avendo convenuto
            col suaccennato sullodato signor Sotto Prefetto, che miglior partito fosse far scortare
            la carrozza dai tre militari dell’Arma a cavallo che soli erano presenti e partire di gran
            trotto. Affidai ai tre militari dell’Arma a cavallo la scorta della vettura, che infatti
            partì liberamente; ma poco lungi, distando la città circa 400 metri dalla stazione,
            cominciarono per la campagna ad arrivare bande di giovani che la profonda oscu-
            rità della notte lasciava appena discernere, gridavano: “Viva a Garibaldi, all’Italia,
            a Roma”, senza però trascendere per nulla a grida sediziose, se si eccettuano alcune
            grida, ma rare, contro l’imperatore dei francesi. Io stesso dalla carrozza, ov’era col
            Generale, coi Canzio e Basso vedendo che quella gente non aveva cattive intenzio-
            ni, raccomandai tutta la moderazione ai carabinieri. La folla poi crebbe a dismisura
            quando s’arrivava dirimpetto all’albergo della Croce di Malta e la vettura, che già a
            cento metri prima fu costretta a rallentare il passo, si fermò perché alcuni giovani,
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