Page 49 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

            quanti incontrai appunto per impedire che la popolazione fosse avvisata e che sareb-
            besi al certo ammutinata come dimostrava, ciò che poi mi avrebbe costretto usare la
            forza, la qualcosa il ministero non voleva che in ultimo e non presumibile caso.
               Il Generale non ebbe a lagnarsi, anzi spesso ringraziava delle profferte che gli
            erano fatte da me e dal capitano di fanteria a mia disposizione”.

            Mentana e il terzo arresto.

               Consegnato il Generale al comandante della cittadella di Alessandria, e così con-
            cluso il suo compito, il Pizzuti fece sollecito ritorno a Firenze, ove era chiamato a
            conferire dal ministro dell’Interno.
               Garibaldi non rimase a lungo nella cittadella di Alessandria. Cedendo alle sue
            insistenze, il Governo acconsentì, pochi giorni dopo, che tornasse a Caprera, dove
            alcune navi da guerra ebbero il compito di sorvegliarlo. Fatica inutile, poiché il Ge-
            nerale riuscì ben presto a rompere il blocco per riprendere la marcia interrotta.
               Infatti, il 20 ottobre 1867, Garibaldi, sottraendosi con un’ardita, avventurosa eva-
            sione alla sorveglianza della squadra italiana a Caprera, giungeva a Firenze, di dove,
            dopo un vano colloquio col Cialdini, che si era illuso di riuscire a farlo desistere da
            ogni ulteriore tentativo nell’Agro romano, e dopo avere arringato la folla da un bal-
            cone di Piazza Santa Maria Novella, partiva il 22 successivo, in treno speciale, tra
            grandi applausi di popolo, alla volta di Perugia, Foligno, Terni, deciso a riprendere
            l’azione bruscamente bloccata, un mese innanzi, a Sinalunga.
               Nell’autunno del 1867 i piani del Generale erano singolarmente favoriti dallo
            stato di crisi in cui si trovava il Governo. Dimissionario fin dal 19 ottobre il gabinetto
            Rattazzi, impossibilitato il Cialdini a ricostruirne uno nuovo, nessuno volle o seppe
            assumere in quei frangenti atteggiamento deciso verso Garibaldi; il quale poté così
            raggiungere agevolmente il confine pontificio e varcarlo, invano inseguito da “grande
            forza di carabinieri”, che all’ultimo momento il sottoprefetto di Rieti, in conformità
            degli ordini ricevuti, aveva inviata sulle sue tracce per impedirgli lo sconfinamento
            e trattenerlo.
               Solo il 28 ottobre, costituitosi frattanto il nuovo Ministero con il generale Mena-
            brea alla Presidenza, il marchese Gualtiero agli Interni e Adriano Mari alla Giustizia,
            incominciarono a giungere ai prefetti ed ai sottoprefetti categoriche disposizioni di
            vietare ogni partenza di volontari per il confine pontificio, ed il 29 successivo per-
            venne poi l’ordine di procedere allo scioglimento dei vari Comitati di soccorso per
            l’insurrezione romana, sorti in apparenza per recar aiuto ai feriti, in realtà per tener
            desto il movimento insurrezionale negli stati del Papa, arruolando volontari, arman-
            doli ed equipaggiandoli, ed agevolando loro il passaggio clandestino della frontiera.
               Intanto fin dal 27 ottobre la Gazzetta Ufficiale aveva pubblicato un proclama reale,
            per rendere noto al paese che Sovrano e Governo scindevano ogni loro responsabilità
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