Page 48 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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               “Il 24 corrente verso le 2 antim. ricevetti per mezzo della sottoprefettura d’Or-
            vieto, l’ordine ministeriale di arrestare in Sinalunga Garibaldi e i suoi. Col treno
            speciale messo a mia disposizione partii da Carnaiola alle 3,20 giungendo colà alle
            ore 4,30. Ivi arrivato presi le opportune precauzioni facendo caricare anche le armi ai
            centodieci uomini che avevo meco, cioè cinque carabinieri e centocinque di fanteria
            e mi introdussi in paese ove seppi che Garibaldi doveva partire verso Perugia alle
            ore 6. Mi affrettai quindi a mettere provvisoriamente in custodia quanti incontrai per
            impedire che si spargesse la voce dell’arrivo del treno e di truppa, ciò che avrebbe
            certo compromesso l’operazione, bloccai quindi la casa del Generale e mi introdussi
            con due carabinieri sopra. Il padrone non voleva annunciarmi, io feci custodire lui
            e la servitù e feci informare della mia venuta il generale Garibaldi da un domestico.
            Fui introdotto nella sua stanza, lo trovai in letto, e gli partecipai l’ordine di accompa-
            gnarlo altrove, al che egli rispose essere a mia disposizione, mi chiese solo due o tre
            ore di tempo, io risposi non poter tanto accordare, mentre il paese era già in allarme,
            e che se tutto fosse avvisato ne sarebbero nati disturbi con la truppa, ciò che egli
            non potrebbe permettere. Garibaldi trovò giuste tali mie osservazioni e si mise a mia
            disposizione.
               Requisita una vettura lo scortai alla ferrovia in mezzo agli evviva e grida di sim-
            patia della popolazione pel Generale, mal frenata dalla presenza della truppa. Partii
            quindi per Firenze, ove ricevetti l’ordine di dirigermi ad Alessandria: eseguii, giun-
            gendovi alle ore 10,30. Nel viaggio non vi fu novità di sorta, eccetto i soliti gridi, che
            usando prudenza non ebbero altro seguito.
               In Voghera Garibaldi disse essere alquanto indisposto e volersi fermare due ore,
            ebbi l’autorizzazione da S. E. il Ministro dell’interno, ma mentre mi giungeva il
            dispaccio, il Generale esternava voler rimanere ivi l’intera notte. Io seppi che vi si
            trovava tal Pallavicini, suo braccio destro, e che la popolazione avrebbe potuto am-
            mutinarsi e compromettere l’operazione, quindi, ad evitare l’impiego della forza,
            pregai il Generale di proseguire per Alessandria, dopo breve riposo, ove eravamo
            vicini; egli aderì.
               Non mancai di comunicare gli ordini precisi che avevo dal ministero di usare
            tutti i riguardi e che il medesimo metteva a sua disposizione tutto ciò che potesse
            desiderare.
               Mentre da Sinalunga mi recavo allo scalo ferroviario, il maggiore Basso, gari-
            baldino, e l’ingegnere Bartolini di Parma, chiesero di seguire il Generale, che me ne
            pregò anche. Non opponendosi le mie consegne, aderii ed ora tutti si trovano nella
            cittadella di Alessandria.
               In Sinalunga non rinvenni altri ufficiali garibaldini.
               Io cercai di conciliare tutta la possibile pulitezza col mio dovere, come mi era im-
            posto. A Sinalunga fui costretto ad agire energicamente e fermare provvisoriamente
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