Page 46 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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               Si avvistano due colonne di bersaglieri. Garibaldi è in una posizione tale che gli
            consentiva di fare una strage: invece, ordina “non fate fuoco” per tre volte consecuti-
            ve. I bersaglieri sparano avanzando, e Garibaldi grida ancora “non fate fuoco”, oltre
            a far suonar il “cessate il fuoco”. Purtroppo, alcuni giovani volontari inesperti rispon-
            dono al fuoco. Garibaldi viene ferito da due pallottole, una alla coscia e l’altra al collo
            del piede destro, che è la più grave. Barcolla, viene trasportato all’ombra di un albero
            dove, agitando il berretto, continua a gridare: “Non fate fuoco! Viva l’Italia!”.
               Cinque morti e 20 feriti tra i garibaldini, sette i bersaglieri caduti e 24 i feriti.
               Il 5 ottobre, a Pisa, con molta difficoltà e dolore viene estratta la pallottola al collo
            del piede. In Italia e in Europa dimostrazioni contro il governo Rattazzi pro Garibal-
            di. Dal “Daily News”: “Se Napoleone è stanco di regnare e vivere basta che tocchi un
            capello della testa di Garibaldi”.
               Riemergono i misteri sui rapporti e le intese tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi,
            anche in relazione a quanto il generale ha scritto: “Nell’arrischiata impresa ov’io e i
            miei compagni ci eravamo gettati a testa china, io nulla di buono speravo dal governo
            Rattazzi. Ma perché non dovevo sperare meno rigore da parte del re non avendo io
            nulla alterato l’antico programma”.
               Il quale re il 5 ottobre firma un decreto di amnistia per i protagonisti dell’Aspro-
            monte. Garibaldi torna a Caprera.
               Il 15 settembre tra Francia e Italia viene stipulata la Convenzione di settembre, in
            base alla quale la Francia ritira le truppe da Roma, sostituite da truppe di volontari
            reclutati da Antibes (come a dire, francesi). Una Convenzione che nulla cambia, anzi
            suscita le ire di Pio IX, il quale proprio in questa occasione pubblica Quanta Cura
            contenente anche gli 80 punti del sillabo, che pone la Chiesa su posizioni decisamen-
            te reazionarie contro il modernismo. Finisce così il 1865. Sempre in attesa, in quel di
            Caprera, che qualcosa si muova per la liberazione di Roma e Venezia.

            “Roma o morte”. Secondo arresto (Sinalunga)
               Solita caduta del governo: elezioni il 10 marzo 1867. Garibaldi, dopo una entusia-
            smante accoglienza, imposta subito il problema che più gli sta a cuore, la questione
            romana:
               “…Roma che è la nostra capitale, e noi vi andremo come si va nella propria casa!
            Andarci col valore delle armi nostre sarebbe impresa troppo facile, e noi non siamo
            usi che ad imprese più ardue; queste le guardiamo dall’alto, per conseguenza noi
            avremo Roma per forza di legittimo diritto chiedendolo al nostro governo”.
               Il 13 settembre assicurano Garibaldi che Roma è pronta per l’insurrezione previ
            accordi con quella Carboneria mazziniana. Concentramento dei volontari a Firenze.
            Tutti sanno dell’impresa, governo compreso. Napoleone minaccia. Nessuna persona-
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