Page 45 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

               - la questione meridionale, nel suo triplice aspetto: dell’endemico ribellismo po-
            litico antiunitario; dell’arretratezza economica (malgrado i tanti e tanti miliardi ero-
            gati per la “rinascita del Mezzogiorno”); dell’egemonia criminale a fronte dell’inca-
            pacità dello Stato per l’adozione di un piano organico di prevenzione e repressione
            continua nello spazio e nel tempo (una “guerra” che dura secoli e nella quale lo Stato
            vince solo qualche “battaglia”);
               - la questione spirituale, che crea i motivi ideali per la coesione di tutta la comu-
            nità per servire gli interessi di tutti e non di singole “parti”.


            Cronaca amara
               Il governo decide di proclamare i volontari “benemeriti della Patria”, costituen-
            doli in “Corpo separato dall’esercito regolare”. Grossa reazione di Garibaldi contro
            Cavour e personalità del governo e della sua maggioranza parlamentare. Praticamen-
            te l’esercito meridionale viene sciolto.
               Il 6 giugno 1861 muore Cavour, purtroppo in un momento in cui lo statista poteva
            avviare e consolidare il processo unitario.
               Nel Meridione la guerra tra briganti (o insorgenti) si fa più seria. Tra un colloquio
            e un altro, Garibaldi sembra interpretare che il generale Giacomo Plezza, in contatto
            col re, lo inviti a reprimere la situazione di conflittualità nel Meridione, come “garan-
            te” o Luogotenente di quell’area. Dai soliti malintesi nasce il caso dell’Aspromonte.
               Il  28  giugno  1862  Garibaldi  sbarca  a  Palermo:  manifestazioni  di  piazza;  giro
            nell’isola secondo le tappe e i luoghi dei Mille; volontari pochi, piccole bande si for-
            mano nell’isola, persone (giovani e studenti) raggiungono la Sicilia. Preoccupazioni
            e interventi diplomatici delle principali potenze europee (Napoleone III in testa).
            Scontro di proclami.
               La Sicilia viene posta in stato d’assedio. Il 24 agosto 1862 i 3.000 volontari s’im-
            barcano per la Calabria. Il 26 il generale Cialdini, nemico di Garibaldi, arriva in Sici-
            lia investito di poteri straordinari e prepara il piano per fermare Garibaldi.
               Può disporre di elevate forze, per di più addestrate a combattere contro la guer-
            riglia. Ben sette battaglioni per il colonnello Emilio Pallavicini di Priola, con un
            mandato privo di sensibilità politica “fare ogni sforzo per raggiungere Garibaldi, che
            dicevasi accampato ad Aspromonte, ed inseguirlo sempre, senza dargli mai posa se
            cercasse di sfuggirgli; di attaccarlo e distruggerlo se accettasse il combattimento”.

            Aspromonte: la fine di una speranza
               L’Italia resta immobile per vedere la fine; i romani non si sollevano, Garibaldi è
            solo con 1.500 uomini affamati quel mezzogiorno del 28 agosto 1862. La maggior
            parte del suo esercito è privo di qualsiasi addestramento, non mancano i vagabondi;
            sono stanchi e sostano all’ombra dei boschi.
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