Page 50 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            dall’impresa garibaldina, disapprovata e dichiarata pericolosa per la patria comune e
            dannosa per l’onore della Nazione.
               Né gli organi governativi potevano assumere in quella circostanza diverso atteg-
            giamento, se volevano tener fede alla “convenzione di settembre”, soprattutto quan-
            do, fallite le trattative diplomatiche per impedire l’intervento francese, si seppe che il
            26 ottobre era salpato da Tolone alla volta di Civitavecchia un corpo d’esercito agli
            ordini del generale De Failly.
               Non sconfessare l’impresa garibaldina avrebbe voluto dire assumere la respon-
            sabilità di fronte alla Francia; cosa troppo pericolosa in quei momenti. Ma anche
            un simile atteggiamento di disapprovazione non era facile a prendersi. L’opinione
            pubblica era per Garibaldi e chiedeva al governo di agire in modo più risoluto. Dopo
            i successi garibaldini di Monterotondo e la conseguente avanzata fin sotto le porte
            di Roma, la situazione si complicò irrimediabilmente con la sconfitta garibaldina di
            Mentana e, quindi, col fallimento dell’impresa.


            Sintesi di Mentana
               Il 23 ottobre 1867 Garibaldi con circa 14mila uomini varca il confine: dopo tre
            attacchi conquista Monterotondo, dove però perde 40 morti e un centinaio di feriti.
               Roma è fortemente presidiata da 15mila uomini comandati da Kanzler: è in arrivo
            una divisione francese guidata da De Failly, i cui uomini sono dotati della nuova ca-
            rabina a tiro rapido chassepots.
               Garibaldi decide di tornare a Monterotondo. Il 27 ottobre il generale Menabrea
            forma il governo, il re emana un proclama con cui dichiara la estraneità dall’inizia-
            tiva garibaldina. Il Comitato centrale romano viene sciolto. Benedetto Cairoli invita
            Garibaldi a desistere, ma inutilmente.
               Marcia verso Tivoli, un battaglione presidia Mentana che costituisce il punto prin-
            cipale dello schieramento. Kanzler in testa, seguito da De Failly, attaccano (circa
            7mila uomini più cannoni che i volontari non hanno). Al primo slancio di Kanzler,
            Mentana sembra perduta; intervento di Garibaldi e Kanzler si dà a fuga precipitosa.
            Avanzano i francesi sviluppando un fuoco terribile con i nuovi fucili con gittata mag-
            giore di quelli dei volontari, che perdono la fiducia e sbandano, malgrado le esorta-
            zioni di Garibaldi. Perdite: 150 caduti, 240 feriti i volontari; 30 e 103 i pontifici; 2 e
            136 i francesi.
               Per il governo si presentò allora una ben dolorosa necessità: togliere al partito
            d’azione il suo capo. Se Garibaldi alla testa dei suoi volontari avesse fatto ancora
            un tentativo su Roma, con tutta probabilità la Francia, dimentica d’ogni promessa di
            “non intervento”, non avrebbe esitato a dichiarar guerra all’Italia. Pertanto, quando
            nelle prime ore del 4 novembre il Generale giunse con buona parte del suo stato
            maggiore a Passo Corese, di dove intendeva proseguire alla volta di Livorno per poi
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