Page 52 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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               Dell’involontario errore in cui era incorso il Camosso, il Governo non si preoc-
            cupò granché, ben contento che almeno l’arresto fosse avvenuto senza notevoli con-
            trasti e senza dolorosi conflitti. Si augurò, anzi, che questo favorevole stato di cose
            avesse a continuare e diede incarico al colonnello Roissard di far sapere al Camosso
            che ne approvava l’operato e che faceva ancora affidamento sulla sua previdenza e
            sugli alti suoi sentimenti di dovere e di responsabilità, perché la detenzione del Gene-
            rale procedesse regolarmente, senza inutili rigori, ma anche senza inconvenienti.

            Rapporto del ten. colonnello Camosso sull’arresto di Garibaldi
            a Figline Valdarno
            “Lazzaretto del Varignano, 6 novembre 1867.
               Sulla norma delle istruzioni che V. S. Ill.ma degnavasi darmi con una riverita nota
            a margine distinta, conformi a quelle che rilevansi nel dispaccio del sig. Ministro
            dell’interno, diretto a lei in data 4 corrente da V. S. comunicatomi, raggiunsi allo sca-
            lo ferroviario di Porta alla Croce, alle ore 1.30 pomeridiane, con la forza di 16 militari
            dell’Arma, le due compagnie bersaglieri comandate dal maggiore sig. Fiastri.
               Il convoglio straordinario che avrebbe dovuto giungere, siccome mi si preveniva,
            alle ore 2 all’anzidetto scalo, non vi perveniva che un’ora dopo e già fin dalle ore 2.10
            io faceva avvertire la S. V. di simile ritardo, che però ci riescì giovevole inquantoché
            potei far munire i bersaglieri delle coperte da campo e delle gavette per l’ordinario
            senza che c’impedisse di giungere in tempo a Figline, ove arrivammo alle ore 4.25.
               Già quella stazione era ingombra di una gran folla di curiosi composta per molta
            parte dei giovani, che al loro aspetto dimostravano una concitazione che traspariva
            dal volto e dai gesti. Essi già conoscevano che doveva arrivare il generale Garibaldi.
               Tenendo presente quanto premesse prendere ogni precauzione onde non ritardare
            la partenza del convoglio, feci discendere solamente dai vagoni il numero di cara-
            binieri e bersaglieri che giudicai bastar potesse a far sgombrare la stazione e le sue
            adiacenze, cosa la quale benché mandata ad effetto con energia costò molto tempo
            per essere quella stazione aperta in più punti e facile l’adito per gli steccati bassi e
            distaccati.
               Erano appena piazzate le sentinelle quando alle 4.47 giunse il treno nel quale io
            supponevo stesse la sola famiglia del Generale, ma invece quattro vagoni di prima e
            seconda classe e quello degli equipaggi erano pieni e zeppi di volontari, che avendosi
            sentito ad intimare di lasciare quel convoglio sollevarono un rumore spaventevole.
            Io intanto entrava nel convoglio del sig. generale Garibaldi per significargli il mio
            incarico e l’ordine di condurlo in certo punto che non gli nominai, indicandogli però
            che saressimo arrivati dopo non molte ore.
               Egli restò molto sorpreso alla mia intimazione e tanto più quando gli dichiarai
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