Page 63 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

            Dalla difesa di Roma alla Spedizione dei mille
            (1849 - 1860)

            Prof. Giuseppe Monsagrati
            Università di Roma “La Sapienza”


                   accontare il periodo 1849-59 della vita di Giuseppe Garibaldi serve, più che
                   a ripercorrere le vicende di una biografia tra le più minutamente raccontate di
            Rtutto l’Ottocento, a riflettere sul peso che ebbero su di lui (e sul futuro dell’Ita-
            lia) alcuni momenti e taluni passaggi, mentali e psicologici non meno che politici, di
            questo decennio. Terminato quello precedente con una sconfitta, quello degli anni ’50
            si chiuse invece per lui con la partecipazione ad un evento vittoriosamente decisivo
            quale la liberazione della Lombardia dalla presenza austriaca, primo passo verso la
            definitiva conquista dell’indipendenza da parte dell’Italia. Ebbene, in questo arco di
            tempo il Garibaldi combattente che avevamo conosciuto tra il 1836 e il 1849 non ebbe
            assolutamente modo di mettere mano alle armi: per dieci anni la guerra, almeno quella
            combattuta , fu espunta dalla sua esistenza, e non sembra che egli ne sentisse la man-
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            canza. Sappiamo come occupò il suo tempo, tra ritorno in esilio, ripresa dell’attività
            marinara come comandante di mercantili in navigazione tra il Sud America e la Cina,
            ritorno in Europa, acquisto di Caprera. Quello che più contò non fu tanto questa routine
            (anche se non va sottovalutato il significato della scelta, in un certo senso definitiva,
            di autosegregarsi a metà anni Cinquanta in un’isola difficile da raggiungere per chiun-
            que), quanto l’evoluzione interiore che l’accompagnò silenziosamente fino allo sbocco
            finale rappresentato dalla sempre più convinta adesione alla linea sabauda interpretata
            ai suoi occhi più da Vittorio Emanuele II che da Cavour (ma anche da Cavour, con il
            quale i problemi nasceranno dopo la cessione di Nizza alla Francia). In questo senso il
            primo segmento della traiettoria che lo portò al 1859 va individuato nella lunga fase di
            elaborazione del lutto che Garibaldi attraversò dopo la caduta della Repubblica romana
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            e la perdita della moglie, e fu una elaborazione dai risvolti sia personali che politici .
            Ci mise parecchio a riprendersi dalla scomparsa di Anita, e soprattutto nei primi mesi
            soffrì molto: le partite di caccia in cui si rifugiò mentre soggiornava per qualche mese
            in Africa settentrionale sono, per lui che amava tanto gli animali, una buona metafora
            del suo bisogno di sfogare in qualche modo la rabbia accumulata nei confronti di colo-


            1  Non quella delle parole e delle recriminazioni, in cui, come vedremo, fu coinvolto al ritorno
               dal secondo esilio.
            2  Chiaramente su questo lungo intermezzo e sui suoi risvolti umani si soffermano più o meno
               distesamente tutti i biografi di Garibaldi, da Gustavo Sacerdote, la vita di Giuseppe Garibal-
               di, Rizzoli, Milano 1933, pp. 517-540, ad Alfonso Scirocco, Garibaldi. Battaglie, amori,
               ideali di un cittadino del mondo, Laterza, Bari-Roma 2004 (I ed. 2001), pp. 180-216.
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