Page 65 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale
queste esperienze per abbracciarne un’altra, l’ultima della sua vita: quella che lo por-
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terà verso il Piemonte monarchico . Garibaldi non lo perderà di vista né, d’altra parte,
Foresti mollerà più lui. Ma la verità è che, almeno per ora, Garibaldi non vuole più sen-
tire - almeno come militante - parlare di politica, di rivoluzione, di guerra; è per questo
che nei quasi tre anni che dura la sua navigazione nel Pacifico le poche lettere che di
lui ci sono arrivate non contengono nessun accenno alle cose italiane. Non manca però
chi gliele riporti di tanto in tanto alla mente, perché già solo incontrandolo in un porto
o su una nave è impossibile non vedere in lui il simbolo più luminoso di una voglia mai
sopita di libertà e del patriottismo in cui essa si esprime.
Quando, nell’aprile del 1853, arriva a Valparaiso e vi si ferma due mesi, gli emi-
granti italiani si danno subito da fare per fargli omaggio di un tricolore con dedica. Per
Garibaldi sarà un regalo speciale: Abba ci dice infatti che il Generale porterà con sé
questa bandiera nel 1860 e che i volontari dei Mille la vedranno sventolare a Calata-
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fimi . Più di tutto, però, è notevole che basti questo solo contatto perché Garibaldi sia
indotto a riflettere sulla propria condizione che, dice, non è affatto “lamentevole” dal
momento che gli dà da vivere, ma che ha come conseguenza quella di “allontanarmi da
quanto m’è caro sulla terra: patria, congiunti, figli” : dove non è significativo che Ga-
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ribaldi se ne renda finalmente conto, ma che, dopo anni di silenzio, confidi questo sen-
timento non ai suoi intimi (come ha fatto in passato con Lorenzo Valerio e Avezzana)
ma a chi gli è sostanzialmente estraneo. E comunque, questa bandiera regalatagli dagli
Italiani del Cile gli smuove qualcosa dentro, visto che qualche mese dopo le intenzio-
ni che palesa agli amici (“Sì, anelo sempre all’emancipazione della nostra terra…” ,
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oppure “Io sono deciso a travagliare attivamente … alla conciliazione degl’italiani di
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qualunque colore” ) lo riconducono al problema dei problemi: l’emancipazione della
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Penisola. Gli capiterà di dover fare ancora i conti con la depressione , ma ormai la
decisione del ritorno in Italia è presa, ed è un ritorno che non sarà da pensionato della
8 Vedi, su Foresti, il profilo da me tracciato per il Dizionario biografico degli Italiani, vol. 48,
Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 1997, pp. 797-801.
9 Giuseppe Cesare Abba, Da Quarto al Volturno. Noterelle d’uno dei Mille, A. Mondadori, Mi-
lano 1980, p. 50, dove sono anche riportare le parole della dedica (“A Giuseppe Garibaldi gli
Italiani residenti in Valparaiso”) che apparivano “trapunte a caratteri grandi d’oro su d’un lato
della bandiera”, mentre sul risvolto “trionfava l’Italia, figurata in una donna augusta, che rotte
le catene, sorge ritta su d’un trofeo, cannoni, schioppi, tutt’oro e argento”. Differisce in qualche
particolare la descrizione che della stessa bandiera si legge in G. Sacerdote, op. cit., p. 683.
10 Lettera a Bartolomeo Puccio, Valparaiso, 1° aprile 1853, in G. Garibaldi, epistolario, cit., vol.
III, p. 46.
11 Lettera a Candido Augusto Vecchi, Boston, 19 settembre 1853, ivi, p. 51.
12 Lettera a Felice E. Foresti, Boston, 19 settembre 1853, ivi, p. 51.
13 Si veda il tono pessimistico della lettera del 21 settembre 1853 a Giovan Battista Cuneo, ivi, p. 53.