Page 157 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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il Gen. Giuseppe Garibaldi dal reGno di sardeGna verso l’unità d’italia  157



                   una mera alleanza diplomatico-militare tra regno di Sardegna e Impero di
                   Napoleone III, basata su spartizioni e baratti,  ma espressione dell’aspirazione
                   degli italiani all’unità, della “volontà della nazione”, sintetizzata nel corpo
                   dei volontari.
                      Perciò il 17 marzo 1859 è una data fondamentale nella storia d’Italia. Quel
                   giorno Vittorio Emanuele II decretò l’istituzione dei Cacciatori delle Alpi e
                   nominò generale  del regio esercito il loro comandante, Giuseppe Garibaldi.
                   La “volontà della nazione” si congiunse alla corona del Re di Sardegna, che
                   si poneva a capo del programma nazionale e riprendeva la spada per l’unità
                   e l’indipendenza degli italiani.
                      Il governo di Torino, presieduto da Camillo Cavour, inquadrò i volontari
                   in due “depositi”, a Cuneo e a Savigliano: più vicini alle Alpi che al confine
                   tra Regno di Sardegna e Impero d’Austria, sul quale  erano destinati a opera-
                   re. Del resto i volontari contavano non per quanto avrebbero fatto sul terreno
                   propriamente militare, ma per manifestare che la “questione italiana” non era
                   invenzione retorica, come del resto era ben chiaro, e non per le bombe e le
                   lettere di Felice Orsini e per la sua tragica fine sotto la ghigliottina, ma sin
                   dalla guerra italo-austriaca del 1848-49 e, successivamente, dalla determina-
                   zione mostrata dal Regno di Sardegna nell’offrire asilo agli esuli politici e
                   nell’ ergersi a tutore dei loro diritti civili nei domini asburgici.

                      Da quasi due anni Cavour aveva stipulato con Napoleone III, imperatore
                   dei Francesi, i noti accordi di Plombières: se il “Piemonte” fosse stato aggre-
                   dito dall’ Impero asburgico, la Francia sarebbe intervenuta al suo fianco per
                   assicurargli  il  Lombardo-Veneto,  i  Ducati  Padani  e  altro  in  cambio  della
                   Savoia e della contea di Nizza. Come pegno, la sedicenne Clotilde, figlia di
                   Vittorio  Emanuele,  andò  in  sposa  al  cugino  di  Napoleone  III,  il  principe
                   Girolamo. La più antica dinastia regnante d’Europa si unì alla famiglia giun-
                   ta al potere e alla gloria sull’onda  della Rivoluzione Francese a conferma che
                   la storia ha più fantasia degli storici. Però doveva risultare chiaro che era
                   l’Austria ad assalire il Piemonte il cui governo  aveva l’onere di “provocarla”
                   mentre l’Europa, tre anni dopo il Congresso di Parigi, aspirava alla pace.
                         Per conseguire l’intento il governo di Torino non poteva percorrere le
                   vie ordinarie. Doveva creare il casus belli alimentando una realtà anomala
                   rispetto al quadro delle relazioni diplomatiche e militari. Allo scopo venne
                   ideata la creazione di un corpo di volontari: disciplinato ma non organico e,
                   soprattutto,  formato    non  tanto  da  regnicoli  quanto  da  italiani  delle  terre
                   governate da sovrani considerati stranieri o, come quello papale, restaurati da
                   armi straniere. A Napoli i Borbone regnavano dal 1734; gli Asburgo-Lorena
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