Page 160 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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160          150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno



                 ché conservava intatto il prestigio del condottiero capace di guidare un corpo
                 di volontari con mano ferma secondo un programma politico-militare deter-
                 minato. Nulla di meno e nulla di troppo, con il vantaggio di non essere “rego-
                 lare” e di non coinvolgere pertanto la responsabilità del governo di Torino
                 nelle imprese  che segretamente gli fossero affidate. Come ancora fosse  il
                 volontario del 1849 o  il fuggiasco dalla Repubblica romana del 1849,  con-
                 dotto a salvamento dalla “trafila” ma costretto a riprendere la via dell’esilio
                 in attesa di un nuovo astro.

                                                  * * *

                   Nella primavera del 1859 la figura di Garibaldi si pose in una luce del tutto
                 nuova: quella formale e sostanziale della nomina a generale del regio eserci-
                 to. Il comandante dei volontari non sarebbe stato un guerrigliero ma un grado
                 nella scala gerarchica dell’armata.
                   Mostrò  subito  qualità  autentiche  di  uomo  d’arme,  del  tutto  all’opposto
                 della fatua leggenda del garibaldinismo come improvvisazione, indisciplina
                 o velleità di eversione o sovversione. Venne detto e fu scritto che non aveva
                 il  senso  della  gerarchia  e  della  disciplina.  Già  le  Memorie  e  poi  il  suo
                 Carteggio documenta  che, tutt’al contrario, Garibaldi si premurò non solo di
                 avere  ufficiali  sperimentati,  ma  anche  un’intendenza  adeguata  ai  bisogni
                 effettivi  degli  uomini:  e  quindi  contabili,  amministratori,  elementi  atti  ad
                 assicurare vettovagliamento e riparo nell’avanzata su mete ancora indetermi-
                 nate.  Speciali  cure  dedicò  all’ambulanza.  I  volontari  furono  sistemati  alla
                 meglio negli ex conventi delle Clarisse. Avevano bisogno di tutto: scarponi ,
                 calzoni,  camicie,  giubbe.  Faceva  ancora  freddo.  Gli  ideali  patriottici  ogni
                 giorno cozzavano con la fame e altro. Migliaia di giovani erano impazienti di
                 correre a combattere ma non sapevano maneggiare le armi, marciare, stare in
                 fila,  capire  ed  eseguire  gli  ordini.  I  più  non  erano  mai  stati  “al  fuoco”.
                 Avrebbero retto la prova o sarebbero scappati? Garibaldi impose preparazio-
                 ne fisica, ordine, addestramento e tempestò il governo per avere il necessario.
                 Le amministrazioni locali  di un Piemonte mobilitato assecondarono. In molti
                 casi  sopperì la generosità di cittadini che gareggiarono nell’ospitare ufficiali
                 e volontari.

                   In primo tempo, per distrarre l’occhiuta attenzione delle Ambasciate che
                 affollavano  Torino,  i  volontari  dovevano  denominarsi  Cacciatori  “della
                 Stura”.  Poi  s’allargarono  a  “delle  Alpi”;  successivamente  ebbero  un  terzo
                 reggimento,  comandato  da  Nicola  Arduino  (1807-1894),  cospiratore  dal
                 1821: una celebrità mostratasi inferiore alla fama.
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