Page 190 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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190          150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno



                   qualsiasi obiettivo tra la Controcania e Casette Preseglia. Per l’Esercito
                   Austriaco questa era la vera chiave del fronte nord.

                     Tutto il dispositivo era, però, aggirabile. Una decisa avanzata della di-
                 visione del generale Fanti contro Madonna di Campagna, pochi chilometri a
                 sud, e l’VIII Corpo d’Armata avrebbe visto i sardi arrivare non solo da nord,
                 ma anche da sud-ovest, dalla line di comunicazione con il V Corpo e con il
                 resto dell’armata imperiale. Ma a Madonna di Campagna, alla fine, il tutto si
                 risolse in un prolungato combattimento che poco influì sulla situazione tattica
                 di San Martino.



                 Le tattiche deL regio esercito deL k.k. heere
                   San Martino fu principalmente una battaglia di fanteria. L’artiglieria giocò
                 anch’essa una parte importante nel corso dello scontro, mentre la cavalleria
                 comparve solamente in alcune azione d’avanguardia nel corso del primo mat-
                 tino e nelle fasi finali dello scontro. Solo la fanteria può conquistare e mante-
                 nere posizioni. Questo concetto è al giorno d’oggi più che mai valido, come
                 hanno dimostrato le operazioni della NATO in Kosovo, e come continuano
                 quotidianamente a dimostrare i combattimenti in Iraq ed in Afghanistan dove
                 essere presente sul territorio “with boots on the ground”, per dirla nel gergo
                 anglosassone, consente di fronteggiare efficacemente il nemico, impedirgli di
                 sfruttare risorse, infrastrutture, appigli tattici. A San martino entrambi i con-
                 tendenti misurarono i loro successi in base alle porzioni di campo di battaglia
                 occupato. Sul come ottenere questa superiorità tattica i due eserciti avevano
                 sviluppato due differenti dottrine. A partire dagli anni ’50 del XIX secolo i
                 tattici europei si trovarono davanti alla necessità di confrontarsi con l’aumen-
                 tata potenza di fuoco della fanteria, armata con fucili a percussione (maggiore
                 cadenza di tiro) e a canna rigata (maggiore portata e precisione). Il primo im-
                 portante cambiamento fu l’aumento, presso tutti gli eserciti europei, sia quello
                 sardo che quello imperiale, delle aliquote di fanteria leggera – Bersaglieri o
                 Jägers - destinata ad operare in ordine sparso davanti ai reparti in linea.
                      La situazione austriaca era più complessa, in quanto tra il 1820 ed il 1849
                 la dottrina di impiego delle armate imperiale era stata modificata in almeno
                 due occasioni. Agli inizi del XIX secolo, nel corso delle Guerre Napoleoniche,
                 le tattiche francesi degli attacchi in colonna erano sembrate essere uno degli
                 elementi dei successi francesi. L’arciduca Carlo d’Asburgo concluse che il
                 combattimento in linea, secondo di dettami delle tattiche settecentesche, per-
                 mettevano il miglior uso dei moschetti, ma solo la colonna poteva muoversi
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