Page 186 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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186 150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno
no più ripidi. Andando verso nord, però, non troviamo una pianura regolare
ma dolcissimi rilievi, come Quota 92 (Cascina Monata), Quota 99 (Cascina
Chiodino), o come le alture di Casette Preseglia. Queste posizioni sono una
perfetta linea avanzata, in grado di mascherare la retrostante linea di difesa
principale, e dominano a 180° il terreno circostante, fornendo un’ottima base
di fuoco sia per l’artiglieria che per reparti di fanteria. Se si vuole dare l’as-
salto alla collina di San Martino occorre bonificare queste postazioni prima
di effettuare progressioni con maggiore profondità. Mentre a Solferino pos-
siamo parlare di crinale, qui invece ci troviamo sul bordo settentrionale di un
altipiano. La posizione chiave tuttavia non è quella del Roccolo, ma un’altura
posta a 500 metri verso sudest chiamata Casette Citera. Alta 121 metri s.l.m,
permette al difensore di mantenere il controllo dell’altopiano di San Martino
anche quando l’intera linea degli avamposti è stata spazzata via e le posizioni
della chiesa, e del roccolo eventualmente occupate dal nemico. Casette Citera
rimase per tutta la giornata del 24 giugno 1859 in saldo possesso delle truppe
imperiali.
Il terreno era intensamente coltivato. Colture di grano, viti, gelsi ed alberi
da frutto chiudevano gli spazi visivi, parcellizzando il campo di battaglia in
tanti piccoli settori dove, per forze di cose, la difesa aveva un innegabile van-
taggio. Quindi numerosi cascinali punteggiavano il territorio. Questi furono
impiegati come veri e propri fortilizi per la truppa austriaca. La facciata prin-
cipale di queste costruzioni agricole è rivolta a sud, per sfruttare l’esposizione
del sole. Pertanto tutte le aperture di una certa importanza come gli ampi
porticati dei fienili e le finestre degli spazi abitativi sono posti su questo lato.
Verso nord troviamo solo piccole finestrelle che, come feritoie, si intervalla-
no regolarmente lungo muri perimetrali. Questi edifici divennero degli ottimi
appigli tattici per le truppe austriache, vere e proprie ridotte particolarmente
efficaci per fronteggiare le operazioni di cavalleria o della fanteria di linea.
Solo l’artiglieria era in grado, con un tiro di demolizione a palla piena o con
granate incendiarie, di sloggiare gli occupanti.
Sin dal XVIII secolo l’esercito austriaco aveva sviluppato un eccellente
senso tattico per quel che riguarda la scelta di posizioni naturalmente “forti”.
Questa attitudine avvenne nel corso della Guerra di Successione Austriaca
(1740-1748) e della Guerra dei Sette Anni (1756-1762) durante le quali
gli austriaci avevano subito severe sconfitte per opera delle forze prussia-
ne di Federico II, comandante tatticamente molto aggressivo. Rovesci come
Mollwitz (1742), Hohenfriedeberg (1745), Leuthen (1757), Torgau (1760) e
Burkersdorf (1762) e vittorie come Kolin (1757) e Kunersdorf (1759) avevano
dimostrato quanto fosse redditizio un atteggiamento strettamente difensivo. I