Page 184 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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184          150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno



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                 lisi della Battaglia di San Martino dal punto di visto operativo .
                   Lo scontro rimane ancora nei suoi dettagli tutto da spiegare. Chi non ha
                 mai visitato il campo di battaglia di San Martino non riesce a capire perché
                 e quali difficoltà incontrarono le truppe sarde nei loro movimenti offensivi e
                 per quale ragione la vittoria sfuggì loro di mano continuamente, nonostante
                 fossero in grado di occupare le posizioni chiave di San Martino, del Roccolo
                 e della Controcania più volte nel corso della giornata.
                   Allora non resta altro che “vestirsi” idealmente con una divisa di panno,
                 ora turchina ora bianca a seconda dello schieramento che andremo a percorre-
                 re, e con il fucile sulla spalla ripercorrere il campo di Battaglia di San Martino
                 così come le truppe austriache e quelle del Regno di Sardegna lo percorsero
                 150 anni fa.




                 iL camPo di battagLia e Le Kill Zones aUstriache
                   Si parla di colline, di crinale, di “impervia salita”, ma quello della Chiesa
                 di San Martino è tutto meno che un formidabile rilievo. La Torre monumen-




                 9   Robert M. Citino, (R. M. Citino, The German Way of War. From the Thirty Years’ War
                   to the third reich, Lawrence 2005) nota come la Storia Militare debba necessaria-
                   mente ritornare ad occuparsi del campo di battaglia: un esercito o un’istituzione mili-
                   tare ha nel combattimento la verifica della tenuta dei reparti, dell’efficacia dell’adde-
                   stramento, della snellezza e dell’efficienza della logistica e della sua organizzazione
                   di base. Dunque è a livello operativo che la storia militare propriamente detta trova la
                   sua effettiva ragione d’essere. Michael Hochedlinger scrive che la storia delle campa-
                   gne e delle battaglie non solo è superata ma è anche incline a mantenere vivi antichi
                   pregiudizi contro una disciplina [la Storia Militare] che deve lottare per ottenere un
                   posto di rispetto; in più la vecchia storia narrativa ha in gran parte e considerevol-
                   mente esaurito lo studio di campagne e battaglie (M. Hochedlinger, Bella gerant alii?
                   On the state of Early Modern Military History in Austria, Austrian History Yearbook,
                   XXX, Minneapolis 1999, p. 24). L’autore di queste pagine non può che essere in di-
                   saccordo con questa affermazione. Gli studi delle più note battaglie e campagne sono
                   di fatto inesauribili, dal momento che nuove interpretazioni sono sempre possibili,
                   grazie ad una rinnovata e più critica lettura delle fonti già conosciute, alla scoperta
                   di documentazione inedita e di moderne forme di indagine. Fra queste emerge la na-
                   scente Conflict archaeology che si sta rivelando in grado di mettere nelle mani degli
                   storici militari un notevole e prima di oggi impensabile strumento di studio per la rico-
                   struzione e la comprensione del campo di battaglia: R. A. Fox, Archaeology, History,
                   and Custer’s last Battle, Norman 2003; P. Harrington, English Civil War Archaelogy,
                   London 2004; Fields of Conflict. Battlefield Archaeology from the Roman Empire to
                   the Korean War, a cura di D. Scott, L. Babits, C. Haecker, 2 voll., Westport 2007.
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