Page 230 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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230          150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno



                 l’affannosa ricerca del casus belli, che costringesse Vienna a perdere le staffe,
                 di qui, ancora, l’incertezza circa lo stesso sbocco finale della crisi, di qui,
                 tra l’altro, l’impreparazione iniziale dell’Esercito Francese sottolineata dal
                 professor Jean D. Avenel (posso aggiungere, a tale proposito, la testimonianza
                 del maresciallo Canrobert, il comandante del III corpo d’armata, il quale doveva
                 denunciare che nel suo caso ci si era dimenticati di fornirgli «les états-majors,
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                 l’intendance et la prévôté, les services de santé, l’artillerie et le génie») ; di
                 qui, infine, una volta attirata l’Austria nel tunnel della guerra, il vantaggio
                 strategico inizialmente concesso all’esercito comandato dal feldmaresciallo
                 Férencz Gyulai.
                   Infatti, dal momento che Napoleone III doveva recitare la parte del cavaliere
                 bianco che volava all’ultimo momento utile in soccorso del piccolo Piemonte
                 aggredito dalla malvagia Austria e di conseguenza non poteva inviare truppe
                 in Italia prima che Vienna prendesse l’iniziativa di presentare un ultimatum
                 a Torino, la campagna doveva necessariamente articolarsi in due fasi. Nella
                 prima  fase  l’esercito  piemontese  avrebbe  sostenuto  da  solo,  al  riparo  del
                 triangolo  Alessandria-Casale-Valenza,  l’urto  degli  austriaci  e  il  comando
                 delle operazioni, ispirate ovviamente da una strategia difensiva, sarebbe stato
                 affidato a Vittorio Emanuele II.
                   Una  volta  che  il  corpo  di  spedizione  francese  si  fosse  unito  all’armata
                 sarda, la guerra sarebbe diventata offensiva e l’iniziativa sarebbe passata nelle
                 mani di Napoleone III nella sua qualità di comandante in capo degli alleati.
                 Una sequenza analoga, ovviamente a parti invertite, valeva per gli austriaci.
                 I  piani  di  Vienna  prevedevano  -  volendo  impiegare  i  termini  utilizzati  da
                 Gyulai in un rapporto inviato il 14 febbraio alla cancelleria militare imperiale
                 - di «attaccare le forze nemiche con la massima energia, batterle ed inseguirle
                 sul  loro  territorio  per  annientarle  prima  che  [potessero]  ricevere  soccorsi
                 di  truppe  dalla  Francia».  Qualora  «la  congiunzione  dei  piemontesi  con  i
                 francesi dovesse nondimeno riuscire», era intenzione di Gyulai proteggere la
                 Lombardia «nel senso puramente difensivo» in attesa dell’auspicato ingresso
                 della  Confederazione  germanica,  vale  a  dire,  di  fatto,  della  Prussia,  nella
                 guerra.








                 14  Cit. in id., Guerra e politica nel Risorgimento: la campagna militare del 1859, in
                   corso di stampa in «Archivio storico lombardo», un saggio al quale rinvio anche per
                   le citazioni che seguono a questa.
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