Page 118 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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118           Il RIsoRgImento e l’euRopa. attoRI e pRotagonIstI dell’unItà d’ItalIa.


            Sardegna e, in attesa, si federano sotto la reggenza del Principe di Carignano.
            L’esercito austriaco, che non ha recuperato la sua forza, affievolita durante la
            guerra,  è  incapace  d’intervenire,  il  che  fa  di  Napoleone  III l’arbitro  della
            situazione. E diventa assai più incline ad agire dato che l’Inghilterra è favo-
            revole a Vittorio Emanuele ed all’unificazione. Ora, Napoleone III sopratutto
            non vuole perdere il controllo e l’iniziativa delle operazioni a favore di uno
            Stato terzo. Non dimentichiamo che, per quanto abbia avuto un’inclinazione
            per il regime inglese tanto profonda da firmare con esso un trattato di libero
            scambio assai impopolare, non se ne fida e si considera in una situazione di
            concorrenza: è in parte per impedirgli d’acquisire una totale egemonia in Cina
            che s’è lanciato insieme ad esso in una spedizione in quel Paese nel 1858!
               Benché nell’autunno di quest’anno 1859 non abbia totalmente rinunciato
            al  suo progetto  di confederzione  presieduta  dal  Papa, come  conferma  una
            lettera  scritta  a  Vittorio  Emanuele  in ottobre,  e benché non abbia  ancora
            rinunciato  alla  neutralità  che  s’è  impegnato  a  rispettare  a  Villafranca,
            Napoleone III non è meno impressionato dagli avvenimenti indipendentisti e
            dalla forza del sentimento nazionale che esiste in Italia. La maniera in cui si
            sono svolte le sollevazioni e l’ordine che regna nei nuovi Stati esercitano
            ugualmente una profonda influenza positiva su quest’uomo che nn ha più
            l’anima di un rivoluzionario ardente. Inoltre, aveva promesso in agosto al suo
            amico, il conte Arese, che non sarebbe intervenuto per restaurare i regimi
            decaduti e, fra le sue qualità, si trova quella d’essere un uomo d’onore che
            mantiene le sue promesse.
               Evidentemente è assai difficile giudicare se Napoleone III sia stato sopraf-
            fatto dagli avvenimenti di questa fine d’anno o se li abbia indirettamente, o
            involontariamente, pilotati ; nessun docuimento ci permette di stabilirlo ed il
            segreto di cui si circondava non facilita il lavoro dello storico. Non si posso-
            no fare che delle supposizioni: conosceva perfettamente l’Italia e vi aveva
            conservato delle amicizie;  era dunque ben informato sugli avvenimenti  e,
            sopratutto, sull’atteggiamento dell’opinione pubblica locale. La sua simpatia
            andava incontestabilmente ai movimenti nazionali nella misura in cui non
            erano rivoluzionari, nel senso  che questa parola poteva avere a quell’epoca.
            Per  conseguenza  è  assai  possibile  che  abbia deciso,  prima  della firma  del
            Trattato di Zurigo, di lasciar compiere l’unità italiana, anche se le costrizioni
            della politica interna ed il suo desiderio più o meno sincero di riconciliarsi col
            Papa e coll’imperatore d’Austria  gli vietavano d’annunciarlo apertamente. E
            anche possibile che, avendo perduto la fiducia degli ultramontani francesi,
            abbia stimato utile soddisfare un’altra parte della sua opinione pubblica, cioé
            i bonapartisti di sinistra, fra i quali il Principe Gerolamo, e i Liberali. Ma,
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