Page 120 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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            cambio,  Napoleone  III esigé  che  fossero tenute  delle  elezioni  in  Savoia  e
            nella Contea di Nizza in vista della loro unione alla Francia. Si sa che ne
            avvenne. Il secondo trattato di Torino del 24 marzo 1860 consacrò la realiz-
            zazione degli accordi di Plombières.
               Malgrado ciò, il «vaso  di Pandora» non si era interamente richiuso, poi-
            ché la sorte del Regno di Napoli non era regolata. Di nuovo, Napoleone III
            adottò un atteggiamento passivo che corrispondeva ale sue intime aspirazio-
            ni. Lasciò, in accordo coll’Inghilterra, Cavour favorire l’iniziativa di Garibaldi
            nella misura in cui essa non metteva in questione la sovranità del Papa su
            Roma, alla quale era malgrado tutto attaccato e, ad ogni modo, costretto ad
            accettare per non rompere con cattolici francesi, il che sarebbe stato disastro-
            so sul piano interno. Certi storici citano uan frase che egli avrebbe pronuncia-
            to a degli emissari di Cavour che gli domandavano d’approvare il suo proget-
            to: « Fate, ma fate presto » e che confermerebbe la sua posizione favorevole
            all’unificazione.  Essi stimano del pari che questo tacito accordo mirasse a
            compensare  il fatto  che il  Veneto  rimaneva  ancora  sotto  la dominazione
            austriaca, cosa che l’Imperatore probabilmente rimpiangeva d’aver ammesso
            a  Villafranca.  Egli  poteva,  infine,  riparare  a  quest’errore  nel  luglio  1866,
            allorché l’imperatore d’Austria gli avrebbe proposto di cedergli il Veneto in
            cambio  della  negoziazione  dell’armistizio  con la  Prussia. La  provincia  fu
            immediatamente integrata nell’Italia. Per quell’epoca l’Austria e la Francia
            sarebbero state riconciliate e Napoleone III avrebbe messo Massimiliano, il
            fratello dell’imperatore, sull’effimero trono del Messico.
               Checché ne sia e per tornare agli avvenimenti del 1860, Napoleone III
            suggerì  a Palmerston  d’effettuare  una  dimostrazione  navale  davanti  allo
            Stretto di Messina per interdirne il passaggio a Garibaldi; Palmerston rifiutò,
            il che permise all’Imperatore di far ricadere la responsabilità dell’invasione
            del Regno di Napoli su quest’ultimo, sdoganandosi davanti alla propria opi-
            nione pubblica. Si sa cosa avvenne del Regno.
               In conclusione, si può dire che la politica di Napoleone III nei confronti
            dell’unificazione  italiana  illustra perfettamente  la  sua politica  estera.  È
            improntata d’idealismo e corrisponde a un progetto ambizioso che s’inscrive
            in un quadro europeo ma è al limite del sogno. Malgrado ciò, si colloca in una
            visione realistica della situaizone politica interna ed estera del suo tempo e
            l’Imperatore si adatta perfettamente al gioco dei suoi avversari. Realizza il
            suo disegno malgrado delle apparenti concessioni e proponendo delle com-
            pensazioni a una parte della sua opinione pubblica che ama sognare: mande-
            rà,  per soddisfare i cattolici francesi, una spedizione in Cina per proteggere
            i misisonari, un’altra in Levante per proteggere la comunità cristiana, un’altra
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