Page 115 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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NapoleoNe III e l’ItalIa dall’IdealIsmo al RealIsmo polItIco 115
L’incontestabile miglioramento economico non aveva ancora beneficato la
maggioranza della popolazione ed era spesso la Chiesa che assicurava la
coesione sociale dell’Impero. In effetti la società francese del Secondo
Impero restava essenzialmente contadina e gli operai, che vivevano in città,
erano ancora maggioritariamente cristianizzati, in quanto figli di contadini ed
ancora in contatto frequente con le campagne. In queste condizioni la Chiesa
contribuiva largamente ad attenuare la miseria tramite la predicazione, ma
contribuiva pure all’ascesa sociale d’una parte della popolazione ed alla for-
mazione delle classi dirigenti attraverso le proprie scuole. Malgrado la scis-
sione fra moderati ed «ultramontani», essa costituiva un fermento essenziale
della politica interna.
È in queste condizioni che Napoleone III costruì concretamente e segre-
tamente la sua politica italiana che doveva rinforzare il prestigio della dina-
stia, essendo l’erede al trono nato nel 1856, ed assicurare alla Francia la
riconoscenza d’un popolo che essa avrebbe liberato. La visita di Vittorio
Emanuele a Parigi nel novembre del 1855, in occasione dell’esposizione
universale, fu l’opportunità per riaffermare la solidarietà tra la Francia e il
Piemonte.
Quanto alla partecipazione del Regno alla spedizione di Crimea, che
aveva per obbiettivo l’ottenimento dell’appoggio della Francia e della Gran
Bretagna, essa lo raggiunse perfettamente ma non diede luogo a conseguenze
concrete immediate. In effetti, Napoleone III urtò contro notevoli resistenze
interne per intervenire a fianco di Vittorio Emanuele, come abbiamo detto.
Furono, apparentemente, a dar credito alle principali fonti relative al periodo,
l’attentato d’Orsini del 14 gennaio 1858 e, sopratutto, la lettera scritta da
quest’ultimo, nella quale faceva di Napoleone III l’arbitro della sorte dell’Ita-
lia, che permisero di sbloccare la situazione.
Il colloquio di Plombières con Cavour del 21 luglio 1858 è l’esempio con-
creto di questa diplomazia segreta che l’imperatore amava condurre; durò
quattro ore, assicurò Cavour del sostegno militare della Francia e pose le fon-
damenta della futura Italia, come la concepiva Napoleone III: creazione d’un
regno dell’Alta Italia comprendente i Piemontee la Sardegna, come pure la
Lombardia e il Veneto presi all’Austria, i ducati di Parma e di Modena ed,
eventualmente, la Romagna pontificia; il resto della penisola doveva essere
ripartito fra un regno dell’Italia centrale (Toscana, Marche e Umbria), gli Stati
della Chiesa (Roma e il Lazio) ed il Regno di Napoli. Il nuovo insieme dove-
va formare una confederazione, che avrebbe avuto la propria bandiera, un suo
sistema di dogane e una sua moneta; il Papa ne sarebbe stato il presidente
d’onore, ma non avrebbe avuto alcun ruolo politico. La Francia avrebbe rice-