Page 114 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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114 Il RIsoRgImento e l’euRopa. attoRI e pRotagonIstI dell’unItà d’ItalIa.
che ha vissuto alcuni mesi negli Stati Uniti e parla correntemente quattro
lingue, Napoleone III ritiene che è la civilizzazione che forma le «grandi
nazionalità». Ancora nel 1869 scriveva al suo ministro Emile Ollivier: « (…)
Le nazionalità non si riconoscono solamente dall’identità degli idiomi e dalla
conformità delle razze; dipendono dalla configurazione geografica e dalla
conformità d’idee che nasce dagli interessi e dai ricordi comuni». Idealista
incarnante la visione «messianica» della Francia, già portata da suo zio, e
profondamente europeo, Napoleone III sa tener conto dei contrasti interna-
zionali. Certo, egli vuole ricreare in Italia e Germania degli equilibri regiona-
li favorevoli alla Francia, ma è sufficientemente realista per adattarsi al con-
testo politico del suo tempo ed alla relativa debolezza dell’Esercito francese,
che Seguin (1990) descrive come «un bellissimo esercito» e non come «un
buonissimo esercito». Al momento opportuno farà dipendere le modifiche
territoriali da più condizioni ; si è insistito su quella del diritto dei popoli a
disporre di sé stessi, in realtà, e Soutou (2008) l’ha ben dimostrato, questa
condizione è subordinata all’accordo dei sovrani degli Stati interessati e que-
sto spesso nel quadro di congressi europei: il Congresso di Parigi del 1856
decise sulla formazione della Romania ; ma la cessione di Nizza e Savoia era
stata decisa dall’Imperatore e da Cavour molto prima che un referendum non
la sancisse.
Questo contesto politico è del pari quello della situazione politica interna
della Francia e, in particolare, dell’influenza della maggioranza cattolica sulla
politica estera. Napoleone III non è affatto attaccato alla religione e detesta il
potere temporale del Papa che ha combattuto nel 1831. In questo senso, è
vicino all’élite francese ostile al potere temporale della Chiesa e che difende
il gallicanismo. Ma, pur non fidandosi di questa Chiesa, ne ha bisogno per
mantenere la coesione sociale e deve, per conseguenza, adattarvisi. È d’al-
tronde per questa ragione che nel 1849 aveva ordinato al generale Oudinot di
restaurare l’autorità del papa; e questo contro l’avviso del suo governo, diret-
to da Barrot. Ciò gli era valso la riconoscenza dell’elettorato cattolico ed
aveva contribuito a indebolire la resistenza che avrebbe incontrato al momen-
to del colpo di stato del dicembre 1851. D’altra parte l’imperatrice, che prese
sempre più spazio nella vita politica dopo il matrimonio il 29 gennaio 1853,
era una fervente cattolica; il Papa fu il padrino del loro figlio e fu rappresen-
tato da un legato al momento del battesimo, il 14 giugno 1856.
Luigi-Napoleone aveva, nel suo opuscolo, L’Extinction du paupérisme,
redatto durante la sua prigionia ad Ham e pubblicato nel 1844, svolto la tesi
secondo la quale lo sviluppo economico poteva contribuire all’eliminazione
della miseria. Sfortunatamente si era ancora lontani da ciò nel 1859.