Page 192 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
P. 192

192           Il RIsoRgImento e l’euRopa. attoRI e pRotagonIstI dell’unItà d’ItalIa.


            armate degli eserciti meridionali e corpi di volontari si adattarono, per quan-
            to possibile, alla loro nuova condizione con un atteggiamento di fatalistica
            rassegnazione più che di completa e condivisa adesione.
               Già da questo quadro d’insieme si può intuire il malcontento tra politica e
            rivoluzione, riforme e società. Tra questi la riforma dell’Esercito e l’organiz-
            zazione militare diventa prioritario e fondamentale.
               Enormi difficoltà infatti dovevano essere superate per unire e fondere tra
            loro le forze militari provenienti dagli stati annessi e per indurle ad accettare
            criteri e metodi propri dell’esercito piemontese. Ad aumentare risentimenti e
            rancori contribuivano le polemiche sulla possibilità di immettere nell’esercito
            regio i volontari garibaldini, da molti guardati con sospetto per lo spirito
            rivoluzionario che li animava e considerati degli “indisciplinati sovversivi da
            mettersi al più presto in condizione di non nuocere” (Cavour).
               Infine, nelle zone in cui veniva introdotto per la prima volta il servizio
            militare obbligatorio, ad esempio in Sicilia, ciò suscitò un grande malconten-
            to, considerato un atto di prepotenza dei “nuovi venuti” piemontesi: in verità,
            il reclutamento dei giovani meridionali  recava  spesso un danno, di fatto
            toglieva forza lavoro, in quanto il sistema sociale era fondato ancora sul lati-
            fondo e su un’economia di sussistenza. Le conseguenze sociali furono per
            certi aspetti inevitabili e drastici, a tal punto da assistere molto spesso a feno-
            meni estremi di ribellione. L’esercito nascente era travagliato da gravi proble-
            mi interni.
               In questo contesto di crisi, nei dibattici politici, in parte fu seguita inizial-
            mente  la linea cavouriana,  che prevedeva  di rinunciare allo sfruttamento
            totale delle risorse militari del paese e di non esasperare le popolazioni meri-
            dionali per non perdere il controllo del processo risorgimentale, al fine di
            evitare il pericolo che la rivoluzione nazionale si trasformasse in rivoluzione
            sociale. Infatti la nazione in armi presuppone e non determina coesione socia-
            le, maturità culturale e saldezza politica. La fisionomia dell’Esercito Italiano
            “sabaudo” si presentò, agli occhi delle popolazioni rurali del mezzogiorno
            anche come forza occupante e di repressione, prerogativa della politica mili-
            tare sabauda. Sempre si vedrà nella storia d’Italia la difficoltà politica di far
            amalgamare la popolazione settentrionale a quella centro-meridionale, quindi
            fu un prioritario  interesse  da  parte  dei  quadri  del  nuovo esercito,  puntare
            molto sul reclutamento, la formazione e la distribuzione della forza per l’uni-
            tà, la coesione ed il senso di patria. Tuttavia si può considerare, nell’analisi
            storico – sociale, che l’esercito contribuì notevolmente nel lungo e lento pro-
            cesso di  unità delle  popolazioni  italiane,  nella  costituzione  di  una  forte  e
            decisa identità nazionale, propria e necessaria in un contesto storico-politico
   187   188   189   190   191   192   193   194   195   196   197