Page 271 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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Il MezzogIorno d’ItalIa nel 1861                                   271


               spedizione  che al comando di un
               grande patriota, il generale
               Guglielmo Pepe, era stato inviato a
               prendere parte alla guerra del 1848
               contro l’Austria, ben 2000 uomini
               del Corpo, capitanati  dallo stesso
               generale Pepe, opposero un rifiuto.
               Tra di essi, accanto  a Pepe, una
               serie di distinti ufficiali dell’Eserci-
               to napoletano: dal colonnello
               Girolamo     Ulloa,   ai  fratelli
               Mezzacapo,  a Cesare Rossarol, a
               Carlo Poerio fino ad Enrico Cosenz,
               futuro Capo di Stato Maggiore del
               Regio Esercito Italiano dopo l’uni-
               tà.
                  Finita ogni speranza di riprende-
               re la guerra contro l’Austria sui
               fronti della Lombardia, essi si reca-
               rono in massa a  Venezia  ove la                          Carlo Mezzacapo
               Repubblica di San Marco, sotto
               l’ispirata guida di Daniele Manin, ancora resisteva all’attacco austriaco. Colà
               i napoletani  dettero  un contributo  fondamentale  alla  resistenza  armata;
               Guglielmo Pepe fu nominato comandante di tutte le forze della Repubblica e
               fu il  corpo  napoletano che  dette uno straordinario  contributo  di  efficienza
               militare  e  di  coraggio,  coprendosi  di  gloria  nella  sanguinose  battaglie  di
               Marghera e del Ponte.
                  Gli anni tra il 1849 e il 1860 furono di dura repressione; il crudele e san-
               guinario capo della polizia borbonica, Francesco Saverio del Carretto, perse-
               guitò spietatamente chiunque fosse solo sospettato di idee liberali o patriotti-
               che; ma la causa dell’unità d’Italia ricevette un contributo fondamentale da
               una falange di patrioti, da Carlo Pisacane, illustre pensatore militare, caduto
               a Sapri, alle decine di incarcerati nelle prigioni di quel regime borbonico che
               un grande liberale inglese definì “la negazione di Dio elevata a sistema di
               governo”. Tra di essi spiccarono i nomi di Silvio Spaventa, Carlo Poerio,
               Mariano d’Ayala, Luigi Settembrini, Francesco Riso, Francesco de Sanctis il
               quale ultimo gettò le basi di uno studio veramente unitario e “nazionale” della
               letteratura  italiana  e fu poi Ministro della Pubblica Istruzione del Regno
               d’Italia. Né deve essere passato sotto silenzio il contributo di uomini come
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