Page 356 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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               Tuttavia non si deve dimenticare che, diversamente dall’unificazione poli-
            tica, quella militare fu realizzata non solo applicando modalità e criteri di
            volta in volta assai diversi al processo di integrazione delle armate preunitarie
            e rivoluzionarie nell’esercito del nuovo regno, ma soprattutto conservando
            alla componente piemontese una centralità assai più evidente e massiccia di
            quella che le era riconosciuta sul piano politico, come testimonia, ad esempio,
            il fatto che tra il 1861 e il 1876 i ministri della guerra furono tutti, se si esclu-
            de Manfredo Fanti, piemontesi, mentre i presidenti del consiglio in quei tre
            lustri provennero in parte (fu questo il caso di Bettino Ricasoli, di Luigi Carlo
            Farini  e di Marco  Minghetti)  da aree  diverse  dalle  antiche  province  dei
            Savoia.
               Fu quindi l’esercito piemontese «quel forte quadro d’istituzioni militari
            che» - come scrisse sul finire degli anni 1860 Carlo Corsi nel suo Sommario
            di storia militare - «per via di fusione progressiva di milizie diverse» si tra-
            sformò, offrendo uno «stupendo esempio di un considerevolissimo aumento
            di un esercito regolare eseguito con ordine meraviglioso», nell’esercito italia-
            no sul filo di una politica contraddistinta dalla netta prevalenza degli elemen-
            ti di continuità (ancora Corsi: il «forte quadro» era stato «con grande saviez-
            za mantenuto dall’Italia tale quale era già assodato in Piemonte»)  su quelli
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            che potevano riflettere più da vicino le novità della rivoluzione italiana. In
            altre parole sul fronte militare l’unificazione fu il risultato di un processo
            imperniato in primo luogo sull’esigenza di conservare un «quadro d’istituzio-
            ni militari», quello che il regno di Sardegna si era dato nei primi anni 1850 in
            seguito alle riforme di Alfonso La Marmora, riforme che si erano ispirate, tra
            l’altro, al modello francese dell’esercito di caserma, ad uno strumento di per
            sé stesso quanto mai lontano dalla prospettiva di una guerra rivoluzionaria
            condotta in nome di ideali nazionali.
               A tutto ciò va aggiunto che l’unificazione politica e quella militare proce-
            dettero sotto il profilo cronologico su binari soltanto in parte paralleli. Mentre
            la prima aveva conosciuto una falsa partenza nella primavera-estate del 1848
            (plebisciti in Lombardia, nel Veneto e nel ducato di Parma a favore dell’an-
            nessione al regno di Sardegna), la seconda, quella militare, aveva beneficiato
            del processo fusionista in modo non episodico, nonostante che nelle province
            che erano state temporaneamente annesse al regno di Carlo Alberto fossero
            stati ripristinati, all’indomani della sconfitta di Custoza, i regimi prerivolu-




            1  Carlo Corsi, Sommario di storia militare, 4 voll., Torino, tip. G. Candeletti, 1869-1871, III,
               p. 218.
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