Page 358 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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358 Il RIsoRgImento e l’euRopa. attoRI e pRotagonIstI dell’unItà d’ItalIa.
to piemontese, era composta soprattutto da aristocratici).
Nello stesso tempo non va dimenticato che i legami, che avevano unito
alcuni di questi ex-rivoluzionari all’internazionale della libertà dei popoli, si
erano col tempo parecchio allentati, quando non erano del tutto scomparsi, e
che, quale più quale meno, sia gli ‘esteri’ che i piemontesi compromessi negli
eventi degli anni Venti e Trenta si erano ormai omologati all’esercito di caser-
ma piemontese, arrivando a condividerne convinzioni e idiosincrasie. Inoltre
la foglia di fico rappresentata dai divisionari Cialdini, Cucchiari, Durando e
Fanti mascherava un assetto complessivo dell’istituzione militare piemonte-
se, che guardava più al passato ancien régime che al futuro nazional-liberale.
Lo testimoniava, come abbiamo visto, il ruolo della nobiltà, in modo partico-
lare di quella di corte. Nel Piemonte costituzionale Torino eleggeva sette
deputati alla camera, vale a dire il 3% del totale, mentre nella capitale era nato
quasi il 30% degli alti ufficiali sudditi sardi, un dato del 1849 che dopo dieci
anni di regime costituzionale sarebbe stato ridimensionato ad un meno eccen-
trico 22%. Più in generale le antiche province, quelle che avevano fatto parte
del ducato di Savoia prima che lo stesso duca fosse innalzato al rango reale,
eleggevano 109 dei 204 deputati, mentre dovevano continuare ad occupare
tra il 1848 e il 1859 più del 70% degli alti gradi dell’esercito. In altre parole
l’unificazione militare dello stesso Piemonte deve essere considerata alquan-
to imperfetta: in particolare la Liguria, la Sardegna e le province che prima
della guerra di successione spagnola avevano fatto parte della Lombardia o
del Monferrato erano tutte più o meno sottorappresentate ai vertici dell’arma-
ta sarda.
Non stupisce, se si tiene conto del retroterra sociale dell’alta ufficialità
piemontese, che, come doveva confessare nel 1849 Ferdinando di Savoia, il
fratello minore di Vittorio Emanuele II, quando l’anno precedente l’esercito
era entrato in guerra, si era trovato «a combattere per una causa [quella
nazional-liberale] la quale era grande e generosa, se si vuole, ma affatto oppo-
sta a tutti i principi in cui eravamo stati allevati» . Dieci anni più tardi, nel
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1859, un futuro ministro italiano della guerra, Alessandro Della Rovere, non
avrebbe voluto prendere parte alla campagna contro l’Austria, in quanto
avverso ad «una guerra di cui non sapeva ravvisare nessun buon risultato
a
2 Complemento alla relazione del comandante la 4 divisione, S.A.R. Ferdinando di Savo-
ia, Duca di Genova (gennaio 1849), in Comando Corpo Stato Maggiore - Ufficio Storico,
Relazioni e rapporti finali sulla campagna del 1848 nell’Alta Italia, Roma, Stabilimento
tipografico Società Editrice Laziale, 1910, p. 277.