Page 363 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
P. 363
ConClusioni 363
12
dell’esercito italiano . Queste percentuali indicano chiaramente che l’eserci-
to piemontese, che combatté nelle campagne decisive del 1859-60, fu in
primo luogo un esercito di professionisti e che, in ogni caso, le motivazioni
‘nazionali’ furono filtrate, nella maggior parte dei casi, da una ‘coscienza’
dettata dalla condizione professionale.
Sempre l’esigenza di mantenere ben diritta la barra della professionalità e,
quindi, di evitare il più possibile la iattura di un reclutamento degli ufficiali
aperto alla borghesia indusse a spalancare ai sottufficiali le porte dell’accesso
al corpo ufficiali. Massimo Mazzetti ha sostenuto, in un illuminante saggio
Dagli eserciti pre-unitari all’esercito italiano apparso originariamente nel
13
1972 nella «Rassegna storica del Risorgimento» , che «i quadri dell’esercito
di campagna [furono] composti nel 1866 dal 47% o, molto più probabilmen-
14
te, dal 45% di ex sottufficiali» . In effetti, se si danno per buoni i dati che egli
stesso ha raccolto (dal 1860 al 1865 furono immessi nell’esercito italiano
4.309 ex-sottufficiali contro 2.907 «provenienti dalle scuole» [ma ben 1.700
di questi ultimi uscirono da corsi accelerati di quattro-otto mesi, ai quali
15
erano ammessi anche i sottufficiali] , mentre nel marzo del 1860 facevano
parte dell’esercito sardo 7.580 ufficiali, di cui «un numero oscillante tra i
2.400 e i 2.000 […] proveniva dai sottufficiali»: bisogna poi tener conto del
fatto che nel 1861-62 il corpo ufficiali dell’esercito di campagna fu incremen-
tato di un migliaio di ex-ufficiali borbonici [di cui si può presumere, tenendo
conto della legislazione vigente nel regno delle Due Sicilie, che gli ex-sottuf-
ficiali fossero intorno ai due terzi] e di millesettecento-milleottocento ex-ga-
ribaldini, tra i quali invece gli ex-sottufficiali non dovevano essere molto
16
numerosi) , se ne deve inferire che tra il 1859 e il 1866 gli ufficiali prove-
nienti dalla bassa forza furono, una volta dedotti gli abbandoni, tra i sette e
gli ottomila, vale a dire più della metà dei 13.800 ufficiali delle armi combat-
tenti schierati nel 1866.
Non si può non concordare, a questo proposito, con la tesi sostenuta da
Lucio Ceva: «dovendosi reclutare al di fuori dell’aristocrazia, si preferiva
12 Piero Del Negro, La leva militare, cit., p. 182.
13 Riproposto in Ufficio storico - Stato Maggiore dell’Esercito, L’esercito italiano dall’Uni-
tà alla Grande Guerra (1861-1918), Roma, USSME, 1980, pp. 11-48, una versione dalla
quale ricaverò le citazioni.
14 ivi, p. 42.
15 Lucio Ceva, Dalla campagna del ’59 allo scioglimento dell’esercito meridionale, in Gari-
baldi condottiero, cit., pp. 311-335: 326.
16 M. Mazzetti , Dagli eserciti pre-unitari all’esercito italiano, cit., pp. 22, 31 e 39-42.