Page 359 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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ConClusioni                                                        359


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               politico» . Le guerre nazional-liberali non avevano incontrato resistenze sol-
               tanto presso la parte più conservatrice  della  nobiltà  militare  piemontese.
               Nonostante che nell’aprile del 1850 La Marmora avesse riconosciuto in un
               discorso alla camera dei deputati la necessità di «educare l’armata in uno
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               spirito nazionale e di ubbidienza alle leggi» , in effetti anche i soldati, che
               quelle guerre avevano o avrebbero combattute, dovevano dimostrare, secon-
               do il veneziano Paulo Fambri, un moderato di ferro che aveva avuto modo di
               conoscere direttamente le idee, che circolavano nel 1859 nell’esercito dell’an-
               tico Piemonte, che «di spiriti nazionali» ne avevano «pochi, e sto per dire anzi
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               punti» .
                  Se si considera invece l’atteggiamento della nazione - o, meglio, dei suoi
               interpreti più noti e accreditati - nei confronti dei militari, si deve anche ricor-
               dare che gli studi recenti di Alberto Mario Banti sul cosiddetto ‘canone risor-
               gimentale’, vale a dire sull’insieme dei testi di riferimento, che concorsero a
               trasformare gli italiani in patrioti nel corso della prima metà dell’Ottocento,
               hanno messo in luce che il protagonista dei romanzi storici, che maggiormen-
               te  contribuirono alla  formazione  di una  coscienza  nazionalista  in  Italia,  si
               presenta assai spesso nelle vesti di un «eroe [...] che ha sempre qualità mili-
               tari» e che molti testi del ‘canone’ «contengono la descrizione di un patto di
               fondazione, sottoscritto da una comunità di eroi in lotta per il riscatto della
               patria» . Tuttavia, se è vero che fin dalla sua fase di formazione l’ideologia
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               nazionalista riconobbe uno dei suoi perni in un eroismo di matrice militare,
               che affondava le radici in un passato mitico intessuto di battaglie di Legnano
               e di Vespri siciliani, di disfide di Barletta e di assedi di Firenze, è anche vero
               che distillò una storia militare italiana del tutto dimentica - anzi, tra le righe,
               come testimonia il mito di Balilla, di fatto antagonista - di quel «forte quadro
               [piemontese] d’istituzioni militari», che avrebbe recitato il ruolo principale
               quando, pochi anni o decenni più tardi, gli italiani avrebbero tentato di calare
               la mitologia eroica in fatti di guerra.
                  Non meraviglia, se si tiene conto di tutto ciò, del fatto che l’unificazione
               politico-militare dell’Italia sia stata riassunta dalla formula della «conquista



               3  Luigi Chiala, Ricordi della giovinezza di Alfonso La Marmora, Roma, Botta, 1880, pp.
                  127-128.
               4  Pietro Fea, Alfonso La Marmora, «Rivista europea: Rivista internazionale», n.s. IX, vol.
                  VI, fasc. II (16 marzo 1878), pp. 219-53: 223.
               5  Paulo Fambri, Volontarii e regolari, Firenze, Le Monnier, 1870, p. 334.
               6  Alberto Mario Banti,  La nazione del Risorgimento. Parentele, santità e onore alle origini
                  dell’Italia unita, Torino, Einaudi , 2000, pp. 56 e 93.
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