Page 18 - Atti 2012 - L'Italia 1945-1955. La Ricostruzione del Paese e le Forze Armate
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             fascisti in alcuni casi si era trasformata da guerra patriottica di liberazione in una

             vera e propria guerra civile,con i suoi strascichi di odi e vendette private. L’ordine
             pubblico era fortemente compromesso dalla delinquenza per bande organizzata in
             molte regioni e dal movimento separatista siciliano, che si giovava di complici-
             tà mafiose. Al deterioramento dell’ordine pubblico contribuivano i conflitti nelle
             fabbriche del Nord e le occupazione delle terre al Sud. Parri, per l’opposizione dei
             liberali e anche per il mancato appoggio dei partiti della sinistra, fu costretto nel
             dicembre 1945 alla dimissioni in favore di Alcide De Gasperi, appoggiato da una
             coalizione comprendente i partiti del CLN, a eccezione del Partito d’Azione, con
             Palmiro Togliatti ministro della Giustizia e Pietro Nenni ministro degli Esteri. De
             Gasperi rimase ininterrottamente capo del governo sino al 1953, caratterizzando
             la storia italiana di quel periodo, che fu decisivo per l’immediato futuro. Il lea-
             der democristiano decise di perseguire una linea politica dettata dalla continuità:
             l’amministrazione centrale dello Stato rimase immutata, così come numerose leg-
             gi vigenti durante il fascismo.
                Le forze progressiste ottennero la vittoria al referendum istituzionale del 2
             giugno 1946 per la scelta tra monarchia e repubblica, a cui furono ammesse al
             voto per la prima volta anche le donne. invano Vittorio Emanuele III, nel tentativo
             di salvare l’istituto monarchico, un mese prima del referendum aveva abdicato in
             favore del figlio Umberto. Lo scrutinio assegnò 12.718.641 voti per la repubblica
             contro i 10.718.502 voti per la monarchia. Con il referendum si votò anche per
             la scelta dei membri dell’Assemblea Costituente, incaricata dell’elaborazione di
             una nuova carta costituzionale in sostituzione dello statuto Albertino. Capo prov-
             visorio dello Stato fu eletto il liberale Enrico De Nicola, che dal 1° gennaio 1948,
             secondo la prima disposizione transitoria della Costituzione, assunse titolo e at-
             tribuzioni di Presidente della Repubblica. La maggioranza dei voti andò ai gran-
             di partiti di massa, mentre quasi spariva dalla scena politica il Partito d’Azione,
             espressione delle élite borghesi che avevano combattuto il fascismo. Tuttavia reg-
             geva ancora un equilibrio fra progressisti e moderati, poiché comunisti e socialisti
             rappresentavano il 40% dei votanti. Un’affermazione notevole ebbe il movimento
             dell’Uomo Qualunque, fondato dal giornalista Guglielmo Giannini.
                Ben presto la grande coalizione dei partiti del CLN si ruppe. All’interno del
             partito socialista, durante il congresso del gennaio 1947, vi fu una scissione tra
             la corrente minoritaria degli “autonomisti”, con a capo Giuseppe saragat, soste-
             nitori di una politica filo-occidentale, e i “fusionisti” di Pietro Nenni, orientati a
             una strettissima collaborazione, se non alla fusione, con i comunisti. Nacque così
             il PSDI di Saragat, disposto a collaborare con la Democrazia Cristiana in senso
             anticomunista. Nel maggio successivo De Gasperi formò un nuovo governo senza
             comunisti e socialisti. L’esclusione dei partiti della sinistra è stata vista come il
             risultato di un accordo politico di De Gasperi con gli americani per ottenere dagli
             stati Uniti un prestito di 100 milioni di dollari.
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