Page 147 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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                Il 3 marzo 1915 arrivarono dalla Consulta a Imperiali gli “ordini sospirati”
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             di comunicare il contenuto delle proposte italiane al governo britannico. Da quel
             momento cominciò un negoziato “assai breve” -poco più di un mese- che vide
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             “l’accoglimento di quasi tutte le richieste italiane” .
                Non mancarono certo le difficoltà. La principale fu rappresentata, appunto,
             dalle richieste sulla Dalmazia. Vi si oppose con forza Pietrogrado che temeva di
             vedere ridimensionata la proiezione adriatica dell’alleata Serbia. Quest’ultima,
             anche in virtù del suo impegno militare, aveva visto crescere “la posizione di cui
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             godeva (…) nell’ambito dell’Intesa” . Nei confronti dell’Italia, invece, era emer-
             sa ancora qualche diffidenza . La conclusione ebbe luogo il 26 aprile 1915 con
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             la firma del memorandum segreto che impegnava l’Italia a entrare nel conflitto
             insieme ai nuovi alleati “contro tutti i loro nemici”. Il risultato politico era tutt’al-
             tro che trascurabile: il Patto di Londra prevedeva il completamento dell’unità na-
             zionale ed il raggiungimento di confini strategici, la sicurezza nell’Adriatico ed il
             ridimensionamento della potenza austriaca, l’equilibrio nel Mediterraneo centro-
             orientale, qualche allargamento per le colonie africane .
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                La prima conseguenza di questo atto fu la decisione del governo, il 3 maggio,
             di denunciare l’alleanza con l’Austria prendendo a pretesto l’inconcludenza delle
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             trattative sui compensi, invero non molto sinceramente condotte .  Anche alla
             parte più neutralista della diplomazia italiana –gli ambasciatori presso le capitali
             della Triplice, Avarna e Bollati- apparve un passo senza ritorno: “alea jacta est”
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             commentò il secondo .
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                Verso la Germania, invece, non fu presa alcuna iniziativa . Così si intendeva
             mostrare a Berlino come non esistesse lo stesso antagonismo che si aveva con
             Vienna. Questo atto fu il primo passo di quella “selezione” dei nemici che fu
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             successivamente attuata dalla diplomazia italiana nella prima parte del conflitto
             e che ebbe una parte importante nel non brillante bilancio della partecipazione
             italiana all’Intesa.



             172 Imperiali, op.cit, p.129, annotazione al 3 marzo 1915. Sonnino a Imperiali, DDI, serie V, vol.III,
                 d.3.
             173 Pastorelli, La politica estera…, cit., p.71.
             174 Ivi, p.72.
             175 Imperiali, op.cit., p.144, annotazione del 7 aprile 1915.
             176 Pastorelli, La politica estera…, cit., p.72. V. anche Salandra, L’intervento…, cit., pp.147-209.
             177 Sonnino ad Avarna e Bollati, 3 maggio 1915, DDI, s.V, vol.III, d.551; Sonnino al Parlamento,
                 20 maggio 1915, ivi, d. 735. La reazione austriaca di “meraviglia>> di fronte al pronunciamento
                 italiano in Avarna a Sonnino, 4 maggio 1915, ivi, d.561; v. anche Monticone, op.cit., p.528
             178 Bollati ad Avarna, 4 maggio 1915, DDI, ivi, d.569, in corsivo nel testo.
             179 Sonnino a Bollati, 4 maggio 1915, ivi, d.562.
             180 Su questo v. Riccardi, Alleati non amici…, cit. pp.28-55.
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