Page 143 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             lasciato “intendere che di certe aspirazioni italiane si rendeva conto” - era troppo
             anche per un filo-italiano come il principe tedesco; non a caso consigliò il ministro
             di “non allarga[re] le domande perché certamente l’Austria avrebbe preferito la
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             guerra alla cessione di Trieste” .
                Una questione che stava molto a cuore a Sonnino era quella relativa al possesso
             di Valona. A questa località albanese attribuiva un valore strategico particolare in
             quanto postazione cruciale dalla quale si sarebbe potuto dominare l’accesso all’A-
             driatico. Il 31 agosto 1914 gli insorti albanesi avevano spinto il principe di Wied
             a lasciare il paese . Nelle settimane successive emerse con chiarezza la necessità
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             di evitare che un’area di così rilevante valore per gli interessi italiani cadesse in
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             mani sbagliate a causa della “completa anarchia”  che dominava il paese. San
             Giuliano fu tutt’altro che alieno dal progettare uno sbarco italiano, ma tale azione
             avrebbe dovuto ottenere l’esplicito consenso degli alleati della Triplice .
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                Sonnino fu ancora più determinato. Dalla seconda metà di settembre, non an-
             cora alla Consulta, cominciò a fare pressione sul presidente del Consiglio perché
             si arrivasse all’occupazione dell’isola di Saseno e della baia di Valona “subito
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             senza chiedere più permessi a nessuno” . Egli disapprovava le “resistenze”
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             del ministro degli Esteri, di cui gli aveva riferito Salandra, e invitava l’amico a
             “profitta[re] di questo momento di malattia di San Giuliano per prendere le cose
             direttamente in mano, e impor[si]” . Per il deputato toscano questa sarebbe stata
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             l’occasione per “una decente uscita da tutta la funesta politica albanese” che il
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             ministro siciliano aveva seguito “da tre anni” .
                Tale azione avrebbe inoltre riservato anche altre opportunità di cui i due statisti
             avevano parlato in uno dei loro frequenti incontri, il 25 settembre. Innanzitutto
             avrebbe avuto l’effetto di produrre un “appagamento” nell’opinione pubblica che
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             aveva “bisogno di una cosa fatta e compiuta” . Poi avrebbe rappresentato un
             rafforzamento dell’Italia nel complesso scenario internazionale di quei mesi. Si
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             sarebbero resi “più facili gli accordi futuri con la Serbia, con i greci ecc.” . Cioè,

             139 Martini, op.cit., p.298, annotazione del 9 gennaio 1915.
             140 Sonnino a Bollati e Avarna, 15 gennaio 1915, cit.
             141 Sulle vicende albanesi, che non si possono qui trattare con completezza, si rinvia all’insuperato
                 P. Pastorelli, L’Albania nella politica estera italiana, 1914-1920, Jovene, Napoli 1970.
             142 Salandra a numerose rappresentanze all’estero, 25 dicembre 1914, DDI, serie V, vol.II, d.484.
             143 Ferraioli, op.cit, p.949.
             144 Sonnino a Salandra 26 settembre 1914, SS, d.26; v. anche Sonnino a Salandra, 17 settembre
                 1914, ivi, d.22.
             145 Salandra a Sonnino, 29 settembre 1914, ivi, d.27.
             146 Sonnino a Salandra, 30 settembre 1914, ivi, d.28.
             147 Sonnino, Diario…, cit., p.20, annotazione del 25 settembre 1914.
             148 Ibidem.
             149 Ibidem.
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