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140 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
si riteneva che l’Italia dovesse arrivare ai “suoi confini naturali”; il che signifi-
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cava l’annessione del sud Tirolo fino al passo del Brennero e “come minimo”
l’acquisizione della Venezia Giulia con Trieste e l’Istria. Veniva confermata l’a-
spirazione a partecipare all’eventuale spartizione dell’impero ottomano. Anche gli
interessi italiani in Africa avrebbero dovuto essere tutelati: in caso di acquisizioni
coloniali a danno della Germania, l’Italia sarebbe stata compensata con correzioni
della frontiera libica oltre che “continuare” a ricevere appoggio dai nuovi alleati
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“in caso di difficoltà in Abissinia” . Era, insomma, “l’ossatura” di quello che
sarebbe divenuto il Patto di Londra.
Su questa base si delineava la linea di condotta che avrebbe caratterizzato l’a-
zione del governo italiano nel periodo successivo. Nelle prime settimane di per-
manenza alla Consulta anche il nuovo ministro si trovò di fronte al “dilemma” che
aveva agitato gli ultimi mesi di San Giuliano: riprendere il negoziato con l’Intesa,
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tramite Londra, “su basi concrete e non più [su ipotetiche eventualità]” ; oppure
perseguire la politica del suo predecessore che aveva come bussola la formula:
“alla fine del conflitto europeo l’Italia non [avrebbe potuto] trovarsi dalla parte
del vinto” .
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Il ministro dette un’interpretazione alla politica estera italiana secondo quelle
“vedute rettilinee” e quella “volontà diritta ed ostinata” che avevano da sempre
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caratterizzato il suo impegno politico . Intendeva uscire dalla tenaglia che aveva
paralizzato fino a quel momento l’azione internazionale del governo. A suo pare-
re, dunque, si trattava di compiere al più presto una “scelta”. Così è stata descritta
la “nuova” linea di Sonnino:
Le alternative prese in considerazione furono due: accertare se era effettiva-
mente possibile ottenere dall’Austria i tanto desiderati “compensi” territoriali in
cambio della neutralità, oppure, in caso contrario, verificare se l’Intesa era dispo-
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sta ad accettare le condizioni che l’Italia avanzava per l’intervento .
Il nuovo ministro, insomma, cercò di razionalizzare l’azione diplomatica
esplorando ordinatamente le due opzioni che aveva di fronte. La priorità, na-
turalmente, spettava al negoziato con l’Austria. Ma Sonnino non voleva che si
trascinasse all’infinito. Riteneva di dover “condurre [le] trattative, abbastanza
115 In corsivo nel testo.
116 San Giuliano a Salandra, 4 ottobre 1914, DDI, ivi, all.I.
117 Albertini, Venti anni…, cit., p.355. Il testo del telegrammone fu sottoposto anche agli esponenti
più autorevoli del governo tra cui Ferdinando Martini, op.cit., pp.217-224, annotazione del 7
novembre 1914.
118 Imperiali a Sonnino, 6 novembre 1914, DDI, serie V, vol. II, d.147.
119 De Martino a Sonnino, 30 novembre 1914, ivi, d.311.
120 Malagodi, op.cit., p.30.
121 Pastorelli, La politica estera…, cit., p.70.

