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142 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
tema, per giunta, fu richiesto un “efficace appoggio” a Berlino paventando un
appesantimento delle posizioni all’interno dell’opinione pubblica in merito alle
questioni della neutralità. Vienna, però, eluse le richieste provocando la crescente
irritazione del governo italiano.
L’iniziativa tedesca di inviare a Roma in missione diplomatica l’ex cancelliere
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von Bulow , che aveva profondi legami con la classe dirigente italiana, dal di-
cembre 1914 fino al maggio successivo, aveva l’obiettivo di cercare di evitare un
ulteriore allontanamento tra Italia e Austria. Mentre Berlino continuava a premere
sul governo di Vienna perché accettasse un negoziato con Roma, Bulow avrebbe
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dovuto cercare di “promettere, mostrare buon viso, trattare” per evitare l’irrigi-
dimento italiano.
Ma l’ex segretario agli Esteri tedesco non era fornito di alcun mandato parti-
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colare riguardante la questione dei compensi, in particolare il Trentino . Egli,
però, sopravvalutò le sua influenza sul mondo politico italiano e, dunque, la sua
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missione non produsse alcun risultato positivo. Quest’ultima, per giunta, rimase
invischiata in accuse di trame con gli ambienti neutralisti, in particolar modo con
Giolitti. La smentita di quest’ultimo, nel gennaio 1915, in una lettera rivolta a
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Camillo Peano - “fedelissimo” all’ex presidente del Consiglio - conteneva però
la riaffermazione della sua volontà neutralista: “senza guerra” si sarebbe potu-
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to ottenere “molto” . Quest’affermazione -che fu resa celebre dalla formula del
“Parecchio” nella successiva pubblicazione della missiva che fu fatta dal giornale
“La Tribuna”, il 2 febbraio 1915 - divenne la bandiera, se non il programma,
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del non interventismo parlamentare che avrebbe preso corpo nei mesi successivi.
La missione di Bulow, però, fallì soprattutto per ragioni politiche connesse
all’irriducibile antagonismo italo-austriaco. Lo stesso Sonnino, il 14 gennaio
1915, raffreddò il diplomatico tedesco ricordandogli che il “solo Trentino” non
sarebbe bastato a calmare il “sentimento popolare” degli italiani. “Una condi-
zione stabile di concordia” si sarebbe raggiunta soltanto con la “formola [sic]
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irredentista di “Trento e Trieste” . Tale posizione, al di là della sua realizzabilità,
si può comprendere se si tiene presente su quale base il governo italiano stesse
per avviare il negoziato con l’Intesa. Ma questo –nonostante che Bulow avesse
131 Cfr. B. von Bulow, Memorie, 4 voll., Mondadori, Verona 1931, vol. III, Guerra mondiale e cata-
strofe [1909-1920], pp.196-242; Sonnino ad Avarna, 20 dicembre 1914, DDI, s.V, vol. II, d.433.
132 Monticone, op.cit., p.119.
133 Bulow, op.cit., p.200.
134 Monticone, op.cit., pp.119-120.
135 Malagodi, op.cit., p.41, n.2.
136 Giolitti, Memorie…, cit., p.530. Bollati ad Avarna, 11 febbraio 1915, DDI, s. V., vol.II, d.798.
137 Malagodi, op.cit., p.42; Peano a Giolitti, 2 febbraio 1915, GG, d.147; A. Salandra, l’intervento
[1915]. Ricordi e pensieri, Mondadori, Verona 1930, pp.38-41.
138 Sonnino a Bollati e Avarna, 15 gennaio 1915, DDI, serie V, vol.II, d.632.

