Page 146 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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146        la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana



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             nifestò qualche speranza verso il futuro: “se son rose”  commentò il diplomatico.
                I giorni successivi mostrarono una grande tensione nel governo. Salandra ma-
             nifestava qualche tentennamento di fronte alla decisione. Riteneva che le proposte
             non avrebbero potuto essere presentate al Foreign Office se non si fosse avuta
             l’autorizzazione preventiva del re il quale “non dico decida ma senta ampiamente
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             le ragioni dell’agire e se ne persuada” . Sonnino era convinto di proseguire su
             quella strada. Manifestava totale scoraggiamento verso qualsiasi prospettiva di
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             ripresa delle conversazioni con l’Austria . E questa sua determinazione preoccu-
             pava il presidente del Consiglio il quale, pur ritenendo “inevitabile” la trattativa
             con Londra, chiedeva ancora prudenza verso gli alleati:
                   (…) io credo però che tu, facendo forza nell’interesse del paese alla tua
                   natura, dovresti cercare di non dare a Berlino e a Vienna l’impressione che
                   la speranza per loro di tenerci a bada  con le trattative sia persa: non perché
                   io creda a possibili risultati delle trattative, ma per cercare d’illuderli per
                   quanto più tempo si può. E ciò per la ragione massima (oltre parecchie altre)
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                   di evitare un aut aut prima che noi siamo pronti .
                Al fondo delle preoccupazioni dello statista pugliese, probabilmente, vi era
             anche lo stato dell’opinione pubblica. Le discussioni sollevate dalla pubblicazione
             della lettera del “Parecchio” avevano prodotto un “effetto (…) eccellente nel cam-
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             po dei neutralisti” . Questo sollevava le perplessità anche di coloro che, all’in-
             terno del governo, in maniera ben più determinata di Salandra, erano favorevoli
             all’intervento. Uno di questi era senz’altro Ferdinando Martini:
                   Il paese non vuole la guerra; non la vuole anche perché le questioni sono
                   poste male innanzi a lui ed egli non vede né chiaro né lontano. Ma chi
                   vorrebbe la guerra, se si potesse senza prendere le armi tutelare l’avvenire
                   della patria, la sua posizione nel mondo? Ma a me pare che non si possa, e
                   considero la guerra il minore dei mali (…) lo spirito nazionale non c’è, non
                   c’è (…) .
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                Tuttavia Sonnino insistette perché Salandra mettesse al più presto il re al cor-
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             rente della situazione diplomatica . Fu probabilmente quest’ultimo passo a ren-
             dere operativa la direttiva del 16 febbraio.




             165 Imperiali, op.cit. p.125. annotazione al 21 febbraio 1915
             166 Salandra a Sonnino, 27 febbraio 1915, DDI, serie V, vol.II, d.874.
             167 Sonnino a Salandra, 26 febbraio 1915, ivi, d.868.
             168 Salandra a Sonnino, 27 febbraio 1915, cit.
             169 Albertini, Venti anni…, op.cit., p.422.
             170 Martini, op. cit., p. 333, annotazione al 24 febbraio 1915.
             171 Sonnino a Salandra, 1° marzo 1915, DDI, serie V, vol. II, d.885.
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