Page 144 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             si sarebbero potute trattare le questioni balcaniche da posizioni di maggiore forza.
             Ma soprattutto si [sarebbe acquistata] un’effettiva garanzia per la libertà dell’A-
             driatico. Che nello spiegare la cosa all’Europa [avremmo dovuto] insistere (si
             intende a cosa compiuta) su questo punto: “la libertà dell’Adriatico” 150
                Quest’ultima questione era il centro del ragionamento di Sonnino riguardo alla
             futura collocazione politico-strategica dell’Italia. Salandra gli apparve d’accordo
             “in molte cose”, ma continuava a essere “titubante” sull’eventualità di “fare tutto
             questo senza di nuovo sentire le potenze”. Cioè sul non seguire la linea di San
             Giuliano. L’influenza che questi esercitava sul capo del governo era evidente;
             tant’è che lo stesso Sonnino gli propose di aggirare gli ostacoli provenienti dalla
             Consulta mettendo al corrente il ministro delle sue intenzioni su Valona soltanto
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             “all’ultimo momento” .
                La realizzazione del progetto, dunque, fu possibile solo con l’interim di Sa-
             landra alla Consulta. Il 30 ottobre fu occupata Saseno. Il 25 dicembre, quando
             già si era insediato il secondo gabinetto Salandra, le truppe italiane sbarcarono
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             a Valona . In questa maniera prendeva corpo lo scenario che lo statista toscano
             aveva disegnato sin dai mesi precedenti: “prendere il passo sull’Austria nell’af-
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             francamento dell’Adriatico senza farne un casus belli” . Per ciò che riguardava
             la situazione nel resto dell’Albania non sarebbe stato necessario un intervento
             militare. “L’azione diplomatica” sarebbe stata sufficiente “a tenere in rispetto [le]
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             ambizioni degli Stati balcanici confinanti” .
                Ma il negoziato con l’Austria rimaneva il problema diplomatico al centro delle
             attenzioni della Consulta. Il 12 febbraio Sonnino ruppe gli indugi: “trascorsi due
             mesi” in cui non si erano raggiunti risultati, di concerto con Salandra, decise di
             “ritirare ogni sua proposta e (…) di trincerarsi nel semplice disposto dell’articolo
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             sette” . Sonnino si era ormai convinto che Vienna non volesse arrivare ad alcuna
             conclusione positiva. Così sembravano indicare anche le reazioni negative dell’o-
             pinione pubblica austriaca - ispirate dal governo - al programma giolittiano del
             Parecchio”. Per il ministro degli Esteri italiano il governo asburgico aveva ormai




             150 Ibidem.
             151 Ibidem.
             152 Albertini, Venti anni, op.cit., p.403. Il direttore del “Corriere della Sera>> manifestò sin dall’i-
                 nizio la sua contrarietà a questa operazione. Secondo lui, oltre che un rischio sotto il profilo
                 militare, avrebbe potuto trasformarsi in”un diversivo che distogl[iesse] la pubblica opinione da
                 maggiori problemi e da più gravi decisioni>>, ibidem.
             153 Sonnino a Salandra, 26 settembre 1914, cit.
             154 Sonnino a Bollati e Avarna, 12 febbraio 1915, DDI, serie V, vol. II, d.799.
             155 Sonnino a Bollati  Avarna, 12 febbraio 1915, cit.; v. anche Sonnino a Salandra, 9 gennaio 1915,
                 ivi, d.592. V. anche Salandra, L’Intervento…, cit., p.150.
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