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136 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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intenzione di far rimanere l’Italia in questa situazione “usque ad finem” . Lo
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stesso Salandra, pur essendo incline verso un affiancamento all’Intesa , alla fine
del mese scriveva a Sonnino –interlocutore con cui era in genere sincero- di voler
ancora percorrere la strada del non intervento “senza farsi attirare dalle lusinghe
(…) che ci arrivano per tutte le vie” . Soprattutto quelle che conducevano
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a Pietroburgo e a Londra. Si riteneva che nelle due capitali i ministri degli
Esteri, Grey e Sazonov, attribuissero alla partecipazione italiana al conflitto
“un’importanza straordinaria” .
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Era anche per questo che la tattica “temporeggiatrice” del ministro cominciava
a sollevare le perplessità dei diplomatici accreditati presso i governi dell’Inte-
sa, in particolare Carlotti e Imperiali. Quest’ultimo, diplomatico assai esperto e
stimato, aveva “un atteggiamento realistico” verso le scelte italiane e, dunque,
“era intimamente convinto della necessità dell’intervento a fianco delle potenze
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dell’Intesa” . Per questo, dalla metà dell’agosto 1914, cominciò a cercare di spin-
gere la Consulta nella direzione da lui auspicata:
(…) rimanendo fino all’ultimo nella neutralità, fine guerra [avrebbe]
trov[ato] [l’] Italia con alleati più o meno ostili e con amiche più o meno tie-
pide e indifferenti. Nella ipotesi, nostri interessi nel Mediterraneo, Balcani,
Adriatico [sarebbero] rima[sti] tutto al più illesi ma non certo vantaggiati
o con prospettive di ulteriori vantaggi. Viceversa in caso di vittoria degli
austro-tedeschi [saremmo stati] esposti alla dittatura loro col pericolo ma-
nifesto di non poterci più opporre al dilagare [dell’] influenza teutonica nei
Balcani ed al consolidamento preponderante austriaco nell’Adriatico .
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Anche il direttore del Corriere della Sera, Luigi Albertini, era molto severo con
la politica fin lì tenuta dalla Consulta:
(…) San Giuliano apparteneva a quella categoria numerosissima di uomini
politici (…) che avevano un timore folle dell’Austria, fede cieca nell’invin-
cibilità della Germania, nessuna considerazione per Francia e Russia, ben
scarsa fiducia nelle forze combattive dell’esercito italiano e nella resistenza
84 Ferraioli, op.cit., p.889, in corsivo nel testo.
85 Pastorelli, Le relazioni…, cit., p.19.
86 Salandra a Sonnino, 28 agosto 1914, cit.
87 Cfr. Carlotti a San Giuliano, 12 agosto 1914, cit.
88 M. Toscano, Il Patto di Londra. Storia diplomatica dell’intervento italiano (1914-1915), Zani-
chelli, Bologna 1934, p.35.
89 F. Grassi Orsini, Vita diplomatica di Gugliemo Imperiali in G. Imperiali, Diario 1915-1919,
Rubbettino, Soveria Mannelli 2006, pp.3-67; la cit. è a p.50.
90 Imperiali a San Giuliano, 14 agosto 1914, DDI, serie V, vol.I, d.242.

