Page 134 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             nere la neutralità. Su questo trovò un certo consenso nel presidente del Consiglio.
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             Questi, pur escludendo la mobilitazione, anche solo di qualche classe , dette in-
             dicazione di “lavora[re] “ e “spende[re] molto per preparare l’esercito ad ogni
             eventualità”. E, perlomeno sul piano militare, le sue osservazioni coincidevano
             con quelle più generali fatte da San Giuliano sullo stato della società italiana: “di
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             tale preparazione vi era molto bisogno, sotto varii aspetti” .
                Così il ministro degli Esteri avviava una strategia duplice: da una parte otte-
             neva dall’Austria, alla fine di agosto, l’accettazione dell’interpretazione italiana
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             dell’art.7 dell’alleanza . Ciò, naturalmente, avveniva anche a causa delle pressio-
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             ni di Berlino, sempre timorosa che la mancata soddisfazione del “ricatto”   italia-
             no inducesse Roma a scendere in campo con la coalizione avversaria. Dall’altra
             invitava il presidente del Consiglio a prevedere “se non la probabilità, almeno la
             possibilità” - con tempi indefiniti - “che l’Italia [dovesse] uscire dalla sua neu-
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             tralità per attaccare l’Austria” . Tale rivolgimento, naturalmente, sarebbe stato
             subordinato a quella che era la bussola del suo agire politico in quelle circostan-
             ze: avere la “certezza di vittoria”; cioè quando “le sorti della guerra generale” si
             fossero volte contro l’Austria e la Germania. Una tale decisione, però, secondo il
             politico siciliano, avrebbe portato con sé alcuni svantaggi politici:

                   (…) una tal guerra, che sarebbe [stata] considerata in tutta Europa come un
                   atto di slealtà, e [avrebbe] accresc[iuto] la diffidenza verso di noi anche da
                   parte di quelli che [sarebbero] dive[ntati] i nostri nuovi alleati, [avrebbe]
                   invol[to] per noi grandi rischi non soltanto in caso di sconfitta, ma anche
                   nel caso di vittoria perché la nostra posizione nel Mediterraneo [avrebbe]
                   pot[uto] diventare oltremodo pericolosa con una Francia vittoriosa e coi
                   nostri attuali allearti trasformati in nemici implacabili .
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                    Ottenuta  l’autorizzazione  di  Salandra,  dette  istruzioni  all’ambasciatore  a
             Londra, Imperiali, di informare quel governo sull’eventualità –condizionata da
             impegni politici e militari precisi- di “decidersi a partecipare alla guerra” a fianco
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             dell’Intesa . Con questa comunicazione San Giuliano, per la prima volta, metteva
             su carta le aspirazioni italiane volendo saggiare le reazioni degli alleati dell’In-
             tesa. Le richieste consistevano - nell’ “ipotetica eventualità” dell’intervento - in



             71  Questa era stata una proposta che gli era stata ventilata dallo stesso Sonnino, Sonnino a Salan-
                 dra, 9 agosto 1914, ivi, d.11.
             72  Salandra a Sonnino, 28 agosto 1914, cit.
             73  Ferraioli, op.cit., p.887.
             74  Monticone, op.cit., p.36; la cit. è alla nota 63, p.73.
             75  San Giuliano a Salandra, 9 agosto 1914, DDI, s. V, vol. I, d.151.
             76  Ibidem.
             77  San Giuliano a Imperiali, 11 agosto 1914, ivi, d.201.
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