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132 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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tenere conto delle sue fragilità .
A suo parere l’Italia doveva ancora rimanere nella Triplice Alleanza. Non pote-
va, però, evitare di osservare con attenzione le posizioni delle potenze dell’Intesa.
Con esse il governo di Roma avrebbe potuto creare “un ambiente di maggiore
simpatia”. Dalla piega che avrebbe preso il conflitto sarebbe comunque dipesa la
“probabilità dell’uscita nostra dalla Triplice Alleanza tra qualche anno per unirci
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ad altro aggruppamento o restare neutrale” . Sin dai primi giorni della crisi, dun-
que, la neutralità apparve come un’opzione provvisoria, se non in evoluzione, in
attesa di definire quale fosse la strategia migliore da seguire. Era la manifestazio-
ne del vigile attendismo che avrebbe caratterizzato l’azione del ministro italiano
nei suoi ultimi mesi di vita.
La posizione del grande sostenitore del governo, Sidney Sonnino, fu, perlome-
no inizialmente, molto diversa sia da quella di Salandra che, soprattutto, da quella
di San Giuliano. L’ex presidente del Consiglio dubitava sulla “saviezza” della
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scelta per la neutralità. Egli riteneva che, se la guerra si fosse allargata, l’Italia, a
un certo punto, avrebbe dovuto “adempiere scrupolosamente e lealmente tutti suoi
impegni verso gli alleati” . Una diversa scelta sarebbe stata “moralmente ripro-
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vevole”. Vi erano, inoltre, alcune circostanze politico-strategiche che rendevano
consigliabile, sebbene non immediatamente, questo passo. Tra queste vi erano gli
interessi italiani nel Mediterraneo che Sonnino considerava “molto più in armonia
con quelli dell’Austria, che non con quelli della Francia” .
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Va detto che questa considerazione era profondamente in dissenso con ciò che
pensavano San Giuliano, Martini e Salandra: per l’Italia, in caso di intervento a
fianco degli Imperi centrali, il principale rischio sarebbe stato proprio sulle coste.
Esse, infatti, avrebbero potuto essere agevolmente colpite dalle incursioni della
flotta anglo-francese .
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Ma, più di tutto, per Sonnino, sarebbe stata “[la] slealtà e [la] mancanza alla
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fede data” a rendere “ogni grande politica nostra” irrealizzabile.
Questi argomenti risuonarono nel colloquio che lo statista toscano ebbe con
Salandra nel pomeriggio del 1° agosto. Il presidente del Consiglio oppose la sua
54 L. Riccardi, Prefazione a Ferraioli, op.cit., pp.8-9.
55 San Giuliano a Bollati, 14 luglio 1914, cit.
56 Sonnino, Diario…, cit., p.9, annotazione del 1° agosto 1914.
57 Sonnino a Bergamini, 29 luglio 1914 in S. Sonnino, Carteggio 1914/1916, a cura di P. Pastorelli,
Laterza, Roma-Bari 1974 (d’ora in poi SS), d.4, in corsivo nel testo.
58 Ibidem.
59 San Giuliano ad Avarna, 2 agosto 1914, DDI, serie V, vol. I, d.2; Martini, op.cit., p.11, annota-
zione del 2 agosto 1914; Salandra, La neutralità…, cit., p.92.
60 Sonnino a Bergamini, 29 luglio 1914, cit.
61 Sonnino a Salandra, 1° agosto 1914, SS, d.5.

